Poche regole per belle foto (ferroviarie e non)

Ma è difficile fare belle foto ferroviarie? E belle foto in generale?

Naturalmente sono convinto di no! Tanto è vero che sul Forum di Photorail spuntano con piacevole frequenza tanti giovani che imparano presto a fare ottime foto. Eppure vedo altrettanti casi in cui proprio non ci siamo, mancano tutti quei rudimenti che forse io do per scontati, ma che fanno la differenza. E siccome i rudimenti non sono poi migliaia, ma sei o sette regolette facili facili, ho provato a riassumerle qui. Eccole!

1. L'orizzonte deve essere sempre diritto.

Se si sbaglia, si rimedia facilmente in postproduzione (e si deve sempre rimediare): in Photoshop, Ctr+A per selezionare l'immagine, M per prendere lo strumento Marquee (selezione rettangolare), Visualizza, Mostra griglia, per visualizzare una griglia ortogonale che aiuti a rimettere a posto le cose, poi tasto destro: Trasformazione libera, tasto destro: Ruota, trascinare uno dei quadratini fino a che l'immagine appare diritta, Invio.


2. L'esposizione deve essere corretta.

Se ci sono forti contrasti di luce è impensabile che l'esposizione sia decente se si punta l'esposimetro a caso. Dobbiamo essere noi a scegliere dove la macchina dovrà leggere l'esposizione! A un fotografo questa cosa viene spontanea anche se usa la compatta più economica, eppure ho visto decine di persone "normali" che ci cascano immancabilmente...

Ad esempio, con giornata molto nuvolosa - caso tipico in cui il cielo è molto più chiaro del soggetto - basta puntare la macchina verso terra e premere a metà il pulsante di scatto: così l'esposizione viene regolata sulla terra. Poi, senza rilasciare il pulsante, si ricompone l'inquadratura e si preme a fondo. In questo modo si eviterà di avere il classico soggetto nero, dietro un cielo (o una finestra) perfettamente esposto.

Entro certi limiti si può comunque correggere in postproduzione: in Photoshop, Ctr+L per regolare i livelli; trascinare il triangolino centrale a sinistra o destra. Questo è solo uno dei tantissimi metodi utilizzabili, su cui torneremo presto con qualche dettaglio. Occorre però evitare il comando Luminosità che è troppo brutale (tecnicamente, tenete in mente che esso trasla l'istogramma invece di deformarlo: capirete poi perché non è buona cosa, nei confronti di alte luci e forti ombre).


3. La messa a fuoco deve essere corretta.

NON si può correggere in postproduzione, come purtroppo insegna una recente copertina(!) di una celebre rivista ferroviaria con ALn 556 sfocata e prato nitido... Se non si hanno reflex superprofessionali, conviene sempre mettere a fuoco prima di scattare, premendo a metà il pulsante.

Con digitali compatte, conviene anche disattivare la messa a fuoco "intelligente" (AiAF per Canon) che sceglie lei quale parte del fotogramma utilizzare per la messa a fuoco: senza questa opzione il punto di messa a fuoco si sa dov'è - sempre al centro del mirino - e si evita che la macchina decida di concentrarsi su un dettaglio laterale. Poi, come per la regola precedente, si ricompone l'inquadratura e si scatta.


4. Attenzione alle luci troppo forti.

In digitale bisogna stare attenti alle "bruciature" delle alte luci, cioè al fatto che esse siano registrate come bianco puro, che non può essere più scurito a posteriori (se non con elaborazioni piuttosto impegnative): meglio sottoesporre leggermente e poi aggiustare i livelli a posteriori, previa mascheratura delle luci (ovvio: altrimenti le si brucerebbe in postproduzione!). Molte macchine evidenziano le bruciature dopo lo scatto, facendo lampeggiare l'area bianca bruciata: nel dubbio, basta quindi fare uno scatto di prova. Alcune macchine evidenziano le bruciature anche in tempo reale, rendendo il controllo ancora più facile.


5. Il treno deve risultare fermo, a meno che non si vogliano tentare effetti "artistici" (di dubbia riuscita...).

NON si può correggere in postproduzione. Il tempo necessario varia in funzione dell'angolo di ripresa, della distanza, della focale e della dimensione di stampa/visualizzazione finale. Sottolineo quest'ultimo aspetto, che è legato anche al numero di pixel dello scatto: spesso con le nuove digitali da 10 o 12 Megapixel, guardando la foto sul PC al massimo ingrandimento si scorgono dei "micromossi", che in realtà sono del tutto trascurabili ad una normale dimensione di stampa.

Il caso più facile è quello del treno che si muove in direzione del fotografo, il quale è posto a lato del binario: in questa situazione, fin verso gli 80 km/h la foto viene ferma anche con 1/250... è il caso tipico della "classica foto Stagni" in Riviera :)

Se il treno è inquadrato "di sbieco" e dall'alto (caso tipico del cavalcavia), occorrono tempi assai più veloci, cioè maggiori di 1/500, anche per treni relativamente lenti: questa è senza dubbio la situazione più delicata. Se l'inquadratura è laterale, di solito si è più lontani e quindi bastano tempi non velocissimi (es. 1/500): infatti è evidente che la lontananza, a pari spostamento, minimizza l'effetto di mosso risultante sulla foto.

Tempi di posa suggeriti per soggetti in movimento

In rosso sono evidenziati i casi più comuni per la fotografia ferroviaria (su linee normali, non particolarmente veloci). Come si vede, un tempo tra 1/250 e 1/500 soddisfa la maggior parte delle situazioni, salvo appunto le viste molto laterali, in cui il "movimento apparente" è massimo.

Tabella gentilmente fornita da Franco Pepe

 


6. No a pali sul muso della locomotiva.

E preferibilmente nemmeno sul fianco della cabina (a volte lungo l'intera locomotiva non sono evitabili). Di norma è difficile da rimediare in postproduzione, perché bisogna fare una specie di "tarocco" (e bisogna saperlo fare bene!).


7. No a ombre di pali sul muso.

In genere è rimediabile in postproduzione con un po' di pazienza (vale sempre la regola: se non lo si sa fare bene, evitare perché... si viene "scoperti").


8. Attenzione al soggetto parzialmente in ombra.

A volte il muso in ombra può fare un buon effetto se la fiancata è ben in luce; invece il muso in ombra e la fiancata in ombra difficilmente vengono bene; la fiancata in ombra con il muso in luce spesso è inevitabile ma altrettanto spesso viene bene (muso o fiancata in ombra possono ricevere un "colpetto di flash" in postproduzione, agendo sui livelli previa adeguata mascheratura).

Con il vapore, specie se fuma, spesso è meglio un controluce che un treno in luce giusta!

Attenzione a fiancate che sembrano in luce, ma con angolo di incidenza del sole molto basso, perché vengono più scure del previsto (anche qui è possibile un colpetto di flash a posteriori).


9. In foto di tre quarti è meglio non tagliare la coda del treno.

E' meglio: non è obbligatorio! Meglio anche non tagliare la linea di fuga dei binari all'orizzonte. A volte basta nascondere il taglio con un albero o qualunque altro oggetto.


10. Attenzione agli elementi estranei.

Tutto quello che si può escludere dall'inquadratura va escluso: pali, tralicci, cartelli stradali, persone inutili. A volte si può rimediare a posteriori ritagliando la foto (entro certi limiti), ma è meglio pensarci prima.


11. Attenzione alla focale utilizzata (cioè la posizione dello zoom).

In particolare il grandangolo (lettera W sulla leva dello zoom o simbolino dei tre alberelli) tende ad enfatizzare le prospettive: non è un male, è semplicemente la sua natura; non bisogna però abusarne dove le prospettive eccessive sono dannose: treni, ovviamente, ma anche ritratti di persone e fotografia architettonica (in questo caso il rischio è quello delle "linee cadenti", peraltro correggibile a posteriori entro margini abbastanza ampi).

Il teleobiettivo (lettera T o simbolino con un solo alberello) al contrario smorza le prospettive e quindi non ha queste controindicazioni, tanto è vero che un medio-tele (90 mm equivalenti) è la classica focale da ritratto. Bisogna però ricordarsi che il teleobiettivo amplifica il rischio di mosso, e quindi richiede di usare tempi più veloci; ma la maggior parte degli zoom in posizione tele è meno luminosa che non in posizione grandangolo (cioè la massima apertura per esempio è 4.8 invece di 2.8): tempi veloci e obiettivi poco luminosi sono condizioni che rischiano di diventare incompatibili: basta saperlo, e non pretendere l'impossibile, specie con meteo non ottimale.


Il tutto vale ovviamente per la fotografia classica, in cui il soggetto è il treno tutto intero. Regole diverse (a parte messa a fuoco ed esposizione!) valgono per inquadrature di dettagli, effetti speciali, foto scattate dal treno e simili.

Invece le stesse regole - in particolare messa a fuoco, esposizione, ombre in faccia, elementi estranei e, di norma, soggetto fermo - valgono sempre, anche se, invece di treni, i soggetti sono persone!


Con le persone o qualsiasi altro tema non ferroviario, devo però aggiungere un'ultima regola fondamentale

12. Decidere qual è il soggetto della foto.

Con i treni, almeno a livello elementare, si parte avvantaggiati, perché il soggetto è, per dir così, già scelto: il treno stesso!

Invece in tutte le altre foto, bisogna prima di tutto domandarci: che cosa voglio fotografare? Come mai quello che ho davanti "mi piace" e penso sia degno di una fotografia? Come faccio a trasferire questa "cosa bella" in una fotografia?

Questo è senza dubbio l'argomento più difficile, ed esula dagli scopi di questa semplice paginetta. Come regola generale evitare la tentazione di "farci stare dentro tutto". Quindi, ad esempio fotografando un paesaggio, cercare il dettaglio, ogni volta che la vista d'insieme è troppo vasta o "dispersiva" per poter trasmettere qualche sensazione anche nella fotografia che ne risulterebbe.
Fotografando persone, cercare il ritratto, con una persona alla volta o poche insieme. Evitare tassativamente la foto del gruppo di amici, in cui ognuno è rigorosamente dedito a farsi i fatti propri: invece di una foto "spontanea", uscirebbe una foto del tutto indifferente.


 

Ma il treno è un "soggetto degno"? Due esempi e controesempi

Il lettore di questo sito quasi certamente ha un'idea molto concreta di che cosa sia la fotografia ferroviaria, così come la intediamo noi. Tuttavia, osservando come essa sia intesa dai fotografi "normali", si rimane spesso sorpresi: si ha l'impressione che i più non pensino al treno come un oggetto idoneo ad essere, per se stesso, il centro dell'attenzione fotografica.

Abbiamo provato a fare due esempi. Il primo è relativo a una foto apparsa su "I viaggi di Repubblica" (numero 501 del 10/4/2008). Un ampio articolo era specificamente dedicato alla ferrovia della Valcamonica ed era corredato da 12 foto di Paolo Righi. Di queste, metà non erano punto ferroviarie. Delle restanti, una era scattata dal treno, quattro mostravano interni, pezzi di locomotive, ferrovieri, un dettaglio di stazione. L'ultima, che riproduciamo, mostrava un treno intero. Sì, ma come? Di lontano, sepolto dietro selve di cespugli, tagliato senza che nemmeno se ne vedesse il frontale... Mah...

Eppure, a poche centinaia di metri dal luogo di quella foto, era disponibile un'inquadratura come questa (oltre a tante altre, di quella splendida linea). Anche qui c'è il lago, c'è il verde, c'è la montagna di sfondo. Ma qui il treno è protagonista, non una cosa che sembra abbia quasi imbarazzato il fotografo, nel tentativo di infilarlo dentro l'inquadratura.

Altro esempio: nel 2005, il Touring Club fece un numero speciale della sua rivista, espressamente dedicato alle ferrovie italiane. Invero, molte di quelle pagine, forse nella premura di far vedere quanti bei posti si potessero raggiungere per ferrovia, mostravano più prosciutti e formaggi che treni... ma a parte questo, ecco la copertina. Oltre ad essere sepolto in mezzo alla solita giungla di cespugli, è palese che il treno va dalla parte sbagliata: una regola che nemmeno ci siamo sentiti in dovere di precisare, nella nostra lista!

Come controesempio abbiamo scelto una foto quasi a caso, ma che ritrae la stessa locomotiva, in un paesaggio anch'esso tipicamente italiano, sia pure senza il lago di sfondo. Eppure qui il treno è il protagonista, ci pare indiscutibile. Come ci pare indiscutibile che questa foto sia più interessante, non solo ferroviariamente parlando. O no?

 

Aggiornamento aprile 2010: vedi un altro esempio, preso (purtroppo) dalla prestigiosa rivista National Geographic.


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