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Che cosa è
Una classica macchina biottica, come le celebri Rolleiflex, ma di costruzione francese.
Da dove viene?
L'ho comperata nell'estate 2005 a un mercatino di Albenga, al prezzo di 50 Euro.
Funziona ancora?
Meccanicamente sì, ma la lente frontale è completamente intaccata da micrograffi e le foto risultano con un aspetto sfumato come se usassi un filtro "flou". L'avevo analizzata con la massima cura, ma questo dettaglio, osservabile in trasparenza soltanto in particolari condizioni di luce, mi era proprio sfuggito. Vabbé...
Che cosa regola e come lo fa
Otturatore e tempi | L'otturatore, di classe professionale per l'epoca, è di tipo centrale, a lamelle, capace di tempi da 1 s a 1/400. Tempi più lunghi di 1/10, ovviamente meccanici, sono ottenuti con un sofisticato meccanismo a frizione. L'otturatore ha una leva di riarmo, quindi lasciando l'otturatore non armato si prevengono le esposizioni accidentali. |
Diaframmi | Il diaframma, con escursione 3.5-22, ha ben 10 lamelle: una realizzazione che credo sia oggi introvabile anche nella maggior parte dei modelli di fascia alta. |
Esposizione | L'esposizione va regolata a mano, agendo su tempi e diaframmi. All'epoca era normale leggere la luce con un esposimetro separato. |
Obiettivo e messa a fuoco | L'obiettivo è biottica: la lente superiore (ad apertura fissa 2.8 e ovviamente senza otturatore) serve per il mirino, quella inferiore, con diaframma e otturatore, impressiona la pellicola. La messa a fuoco si ottiene con una ghiera che fa scorrere in avanti l'intera piastra porta-ottica. |
Focale | La focale è fissa, di 75 mm (ovviamente per entrambe le ottiche). |
Mirino | Il mirino è a pozzetto e l'immagine vi appare allo specchio. La messa a fuoco può essere controllata sul vetro smerigliato. E' possibile anche ribaltare una lentina di ingrandimento per un controllo più accurato. |
Altro | La leva di carica è dotata di fine corsa. Questo è piuttosto complesso da ottenere con pellicole 120 prive di perforazioni, perché la corsa della leva deve essere funzione del diametro del rullo su cui si sta avvolgendo la pellicola, diametro che dipende da quanta pellicola è già avvolta, cioè da quanti fotogrammi si sono già scattati. Occorre ancora prestare attenzione alle doppie esposizioni accidentali, perché manca ancora un legame meccanico tra la leva di carica e la leva di riarmo dell'otturatore. |
Sem 120 |
Vista d'insieme Overall View - The camera can adjust all shooting parameters: focus, aperture, time. |
Mirino Viewfinder |
Dorso Back |
Diaframma e otturatore Interlens shutter and iris diaphragm |
Che cosa è
Appartiene alla fortunata e celebre famiglia delle Retina e Retinette, macchine 35 mm di buona fattura, pensate per il grande pubblico.
Da dove viene?
L'ha acquistata mio padre negli anni '60 ed è stata la macchina con cui ho cominciato a fotografare sul serio, nel 1983.
Funziona ancora?
Sì, senza problemi, anche se dal 2001, disponendo ormai di più corpi T70, non l'ho più usata.
Che cosa regola e come lo fa
Otturatore e tempi | La macchina è dotata di un otturatore centrale a lamelle e dispone di una serie completa di tempi, ovviamente tutti meccanici, da 1/15 a 1/500 più la posa B. Notiamo che sui tempi lunghi la Retinette è inferiore alla Sem, che arrivava a 1 s (e difatti varie volte avere solo 1/15 mi è stato un po' scomodo). |
Diaframmi | Esiste una regolazione continua del diaframma, da 2.8 a 22; il diaframma è del tipo classico, a 5 lamelle. E' un altro esempio di semplificazione tecnologica, rispetto alle 10 lamelle della Sem, giustificato dal fatto che la differenza di qualità è pressoché nulla, almeno nell'uso normale per cui la Retinette era progettata. |
Esposizione | La macchina era dotata di un esposimetro al selenio (cioè del tipo che non richiede batteria). La corrente generata dalla cellula al selenio muoveva un ago nel mirino; quando l'ago era in posizione centrale indicava l'esposizione corretta (ovviamente in funzione di tempo, diaframma e sensibilità impostati). L'esposimetro si è rotto quasi subito e ho sempre usato la macchina in manuale, con un esposimetro esterno e poi, dal 1987, leggendo l'esposizione sulla T70 (vedi sotto). |
Obiettivo e messa a fuoco | La messa a fuoco è regolabile tra 1 m e l'infinito. Manca però il telemetro e quindi la messa a fuoco deve essere fatta a occhio. Questo è senza dubbio il limite più grande della Retinette, benché l'obiettivo preveda anche tre posizioni di "fuoco facile", utilizzabili dal diaframma 4 in su, grazie alla profondità di campo (1.6-2.4 m; 2.4-4.7 m e 4.7-infinito). |
Focale | L'obiettivo ha focale fissa di 45 mm, tipica di questi apparecchi, impercettibilmente più grandangolare dei canonici 50 mm. |
Mirino | Il mirino è galileiano, ampio e luminoso, con cornicetta di aiuto e riferimenti per correggere la parallasse (cioè l'errore di inquadratura, dovuto alla visione non reflex, quando il soggetto è molto vicino). Nel mirino è visibile l'ago dell'esposimetro, come detto sopra. |
Altro | La macchina ha la slitta standard per il flash, ma senza il contatto al centro della slitta (che sarebbe apparso solo negli anni seguenti): il flash si collega con un cavetto a una presa circolare a lato dell'obiettivo. In origine venivano usate lampade flash usa e getta (alimentate a batteria), ma dato che il compito della macchina è solo quello di chiudere un contatto elettrico, è possibile usare anche moderni flash elettronici. Grazie all'otturatore centrale, il flash può essere usato con qualsiasi tempo. La leva di carica è di tipo moderno, cioè comanda sia l'avanzamento della pellicola, sia il riarmo dell'otturatore, prevenendo così le doppie esposizioni accidentali. Questa soluzione sarà poi scontata su tutti gli apparecchi 135 dagli anni '60 in poi, ma notiamo che, nella nostra rassegna, mancava in tutti i modelli 120 esaminati. |
Kodak Retinette IB |
Vista d'insieme Overall View |
Vista frontale Front View |
Dorso Back |
Esposimetro Zeiss Ikophot Light Meter - used together with the Retinette. |
Che cosa è
E' una pietra miliare di Canon, la prima macchina ampiamente elettronica, con pulsanti al posto delle tradizionali ghiere, display a cristalli liquidi e del tutto dipendente dalle batterie, anche per riavvolgere il rullino (ma due stilo durano anni, e questo non è mai stato un problema).
Da dove viene?
E' la "mia" macchina, quella con cui fotografo ormai da 20 anni. Ho acquistato il primo esemplare nel 1987, seguito da altri tre (identici, di seconda mano) nel 2000, 2002 e 2006. Così conto di andare tranquillo almeno per i prossimi 20 anni! Il primo lo pagai 600.000 lire (quasi 600 Euro attuali), l'ultimo, 100 Euro. Gli altri, una via di mezzo.
Funziona ancora?
La "numero 1" ha qualche problema di trascinamento della pellicola e non la uso più dal 2004. Le ultime due sono perfettamente efficienti e le uso sistematicamente, una con stampe, l'altra con dia.
Aggiornamento gennaio 2010. ... Ma la vita stupisce sempre, oltre ogni previsione. Ho scritto questo articolo nel febbraio 2007 e allora ero realmente convinto che le T70 sarebbero state le "mie" macchine, ancora per chissà quanti anni. Invece, appena cinque mesi dopo, avrei acquistato la Canon A710, sorprendente compatta digitale, che mi avrebbe fatto abbandonare i negativi nel giro dell'estate e le diapositive nel febbraio 2008.
In quel luglio 2007 la scelta della A710 fu molto ponderata... non sapevo se acquistare qualcosa di assolutamente entry-level (allora era la A470), o una compatta evoluta come la G7, o addirittura una reflex. Poi feci senza dubbio la scelta giusta.
Mentre scrivo ora, so che sto per comperare (con i punti dell'Esselunga!) la 1000D, modello base delle reflex di Canon. Si cambia un'altra volta, staremo a vedere, a provare ancora una strada nuova...
Che cosa regola e come lo fa
Otturatore e tempi | L'otturatore è a tendina, con lamelle metalliche a scorrimento verticale, cioè il tipo più classico per macchine reflex, dagli anni '70-80 in poi (in precedenza, le reflex utilizzavano otturatori in tela gommata). L'azionamento è totalmente elettrico. Nella nostra rassegna mancano macchine reflex con otturatore a tendine totalmente meccanico, che pure sono esistite per molti anni (una delle ultime celebri macchine interamente meccaniche è stata la Nikon FM-10 del 1997). Sono possibili tempi da 2 s a 1/1000. Il sincro-flash è 1/90, non molto elevato (oggi le reflex migliori arrivano a 1/250); un tempo di sincro-flash più rapido è utile nell'uso del flash come fill-in, per schiarire le ombre. |
Diaframmi | Trattandosi di una macchina reflex, il diaframma fa parte dell'obiettivo. Tutti gli obiettivi hanno diaframma a lamelle, che sono 5 in quelli più comuni (come il classico 50/1.8) e salgono a 7 o 9 in alcuni teleobiettivi di qualità. |
Esposizione | La T70 è stata pensata per funzionare in program, cioè lasciando che sia la macchina a scegliere sia il tempo, sia il diaframma (nel 1984 questa era vista come una grande conquista, che rendeva l'utilizzo di una reflex "alla portata di tutti"). E' disponibile però anche un funzionamento del tutto manuale e a priorità di tempi. Manca la priorità di diaframmi, ma non mi è mai sembrato un limite, perché, quando si fotografano treni, il parametro fondamentale da scegliere è proprio il tempo (ovviamente per non farli risultare mossi). L'esposimetro legge la luce attraverso l'obiettivo (TTL = Through The Lens) in due modi: come media con prevalenza al centro e come lettura spot, cioè solo su un ristretto cerchio centrale: quest'ultima possibilità permette di conoscere l'esposizione in modo estremamente selettivo, scandagliando l'inquadratura passo per passo. Ovviamente poi è compito del fotografo scegliere l'effettiva esposizione, come media "intelligente" delle varie letture. Oggi le macchine moderne eseguono una lettura multisegmento, cioè fanno da sé tante letture spot e ne deducono in automatico una media intelligente. Personalmente ho sempre usato moltissimo la lettura spot della T70 e assai raramente ho pensato che un'esposizione multisegmento potesse fare di meglio. |
Obiettivo e messa a fuoco | La T70 monta obiettivi Canon FD (oggi non più in produzione, sostituiti da quelli EF della famiglia EOS). La messa a fuoco è manuale e si fa nei due modi tradizionali delle reflex, prima dell'avvento dell'autofocus: su una corona di microprismi (che "sfarfallano" se l'immagine non è a fuoco) e sul telemetro a immagine spezzata (una linea verticale appare appunto tagliata in due se fuori fuoco). Non nego che la messa a fuoco manuale sia una cosa impegnativa, specie fotografando persone (con i treni non è quasi mai un problema); tuttavia tra la messa a fuoco manuale e un autofocus inaffidabile, quale ho trovato ad esempio sulla Dimage 7, preferisco di gran lunga la prima. |
Focale | Dipende ovviamente dall'obiettivo montato. Chi disponga di un 50 mm, un grandangolo (28 mm) e un medio tele (intorno a 90 mm) si può dire abbia tutto quello che serve. Io di solito, oltre al 50 1.8 Canon, uso due zoom: un 28-70 2.8-4 (Sigma) e un 70-210 3.8-4 (Tamron). Guardando gli obiettivi economici in dotazione alle reflex moderne (digitali e non) che aprono a non più di 4-5.6, mi considero molto fortunato. |
Mirino | Il mirino della T70 è ... un cinema! Confrontato con quello delle reflex digitali (per non parlare delle compatte) offre una visione enormemente migliore: non uno spiraglio lontano, ma un'autentica finestra sul mondo (in senso tecnico ha un ingrandimento molto maggiore). Ripeto quanto dicevo sopra: il mirino è fondamentale e non potrei desiderare di più. Nel mirino si legge il diaframma impostato (non il tempo, che appare solo sul display) e pochi altri avvertimenti (flash carico, impostazione manuale). |
Altro | La T70 monta un display superiore a cristalli liquidi ("display di stato") che fa da contafotogrammi e prova batteria, indica la sensibilità e il tempo impostato. Nel 1984 era praticamente una novità; oggi è curioso osservare come molte digitali anche di livello alto stiano rinunciando al display di stato, lasciando solo il monitor a colori posteriore. Manca un flash incorporato (negli anni seguenti diventerà un accessorio sempre presente, anche se di norma dalle prestazioni modeste). |
Canon T70 |
Vista frontale Front View |
Obiettivo e innesto Lens with FD-Mount |
Dorso Back and focal plane shutter |
Dorso e diaframma Back and iris diaphragm |
Concludo con qualche nota in più, quasi una "quick reference" sulla T70 che trascrivo dalla risposta data a un lettore.
La P visualizzata nel mirino sta per Program, cioè la macchina sceglie sia tempo sia diaframma. Esistono tre program: normale, tele e wide. Il tele predilige i tempi veloci, il wide i diaframmi chiusi, quello normale è una via di mezzo. Si commuta dall'uno all'altro con Down e Up, mentre si tiene premuto Mode.
Quando il display mostra Tv si è in priorità di tempi.
Se poi la ghiera dei diaframmi viene messa in posizione diversa da A, si è in Manuale, e nel mirino compare la M. Ovviamente la M è incompatibile con la P, nel senso che ha la prevalenza, a causa dei vincoli meccanici propri dell'obiettivo FD.
L'asterisco nel mirino indica la lettura dell'esposizione spot (cioè solo nel cerchio centrale). Si ottiene ponendo il commutatore principale su Partial. In questo caso si ha anche il blocco della lettura: con il pulsante di scatto a metà corsa (oppure premendo con il dito medio il pulsante anteriore) l'esposizione resta "bloccata" e si può comporre l'inquadratura a piacimento.
Va ricordato che la macchina non è DX, quindi la sensibilità della pellicola va impostata a mano (Iso e Down/Up).
Infine BC è Battery Control. La L sul pulsante anteriore non è di particolare utilità: disabilita i tasti Up e Down per evitare che si modifichino inavvertitamente i tempi in modo Tv.
Che cosa è
Fotocamera digitale da 5 Megapixel (2560x1920), sensore da 2/3", ottica zoom 5 mm (28-200 mm eq.).
Nel 2001 è stata una pietra miliare, insieme a Nikon 5400 e Sony DSC 717, nel campo delle compatte di fascia alta o bridge camera, prima che nel 2003 la Canon rivoluzionasse il mercato con la EOS 300D, la prima reflex digitale venduta a un prezzo inferiore a molte di queste compatte.
La Dimage 7 si è poi evoluta in nuovi modelli di punta (A1, A2, A200), fino alla cessazione della produzione Minolta.
Da dove viene?
L'ho comperata usata nel 2003 al prezzo di 700 Euro (meno della metà di quello iniziale).
Funziona ancora?
Certamente.
La uso regolarmente anche in gite importanti come quella a Sorrento), e le foto che vedete qui sono sue.
Nonostante qualche aspetto non proprio ottimale, a cui accenno al punto seguente, la considero una buona macchina, molto compatta per quello che offre (lo zoom 7x che parte dal grandangolo 28 mm) e utilizzabile "quasi come fosse a pellicola", grazie al mirino a cristalli liquidi e a messa a fuoco e zoom azionati da una ghiera manuale.
Che cosa regola e come lo fa
Otturatore e tempi | Dato che l'obiettivo non è intercambiabile, l'otturatore è centrale, come nelle macchine tradizionali a telemetro. Di conseguenza si può usare il flash con qualunque tempo. |
Diaframmi | Il diaframma è tradizionale, come nelle macchine a pellicola, e raffinato, dato che ha ben 7 lamelle. |
Esposizione | Sono possibili le due letture viste per la T70 (media e spot) e quella multisegmento. La macchina funziona a priorità di tempi o diaframmi, in program e in manuale, cioè offre un controllo completo dell'esposizione. |
Obiettivo e messa a fuoco | L'autofocus della Dimage 7 non è l'aspetto migliore, lento e poco affidabile. Per fortuna la messa a fuoco manuale è ottima: si aziona in modo tradizionale, con una comoda ghiera, e l'ingrandimento 4x nel mirino permette una valutazione molto precisa. In seguito le versioni successive (A1, A2, A200) dovrebbero aver migliorato le prestazioni dell'autofocus. |
Focale | L'obiettivo è equivalente a un 28-200, la zoomata è meccanica, come su una macchina a pellicola, enormemente più pratica dello zoom a pulsanti delle compatte digitali. |
Mirino | Oltre al monitor tipico delle digitali, la Dimage ha un mirino LCD che permette di usarla come una macchina tradizionale, dando nel contempo tutte le informazioni (esposizione, sensibilità, ecc.) che mancherebbero in un mirino galileiano. |
Altro | Il flash incorporato è di potenza molto modesta e con forte rischio di "occhi rossi". Naturalmente è possibile usare un flash esterno (anche se l'attacco proprietario Minolta ne complica la reperibilità). La macchina assorbe molto e le pile si consumano in fretta (un altro aspetto migliorato dai modelli successivi). Fortunatamente non usa una pila dedicata, ma 4 stilo e il problema si risolve portandone con sé altre 4 di scorta. |
Minolta Dimage 7 |
Vista frontale Front view - the 28-200 mm eq. zoom can be operated by hand, which is much more comfortable than the button control, generally used on digital point-and-shot cameras. Also manual focusing is operated with a ring nut. |
Vista posteriore Back View |