Sabato 11 marzo 2006 sono tornato al mare, stavolta puntando a Levante. Non era una gita ferroviaria in senso stretto, ma una (bellissima) escursione in bici, equamente distribuita tra paesaggi affascinanti e tracce di archeologia industriale.
Dopo una mattinata tra Nervi e Recco, poco dopo Sestri Levante comincia la vera meta della gita: il tratto di ferrovia costiera Riva Trigoso-Deiva, abbandonato nel lontano 1932 e utilizzato come strada, a senso unico alternato con partenze ogni 20 minuti.
Il transito a bici e pedoni è vietato, perché ovviamente non andrebbero abbastanza veloci per stare nel "flusso" cadenzato dai semafori. Ma, a mio personalissimo parere, è la classica misura iperprudenziale all'italiana: basta infatti transitare dopo il plotone di auto di ciascun senso e si va perfettamente, senza pericolo per sè e senza arrecare disturbo agli automobilisti. Tra l'altro qualcuno ricorderà le gallerie come buie e disconnesse, ma dall'estate scorsa sono state riasfaltate e illuminate e si mostrano oggi in perfetta efficienza.

Ed ecco dunque il tracciato originale del 1874. Che spettacolo! Una geologia mozzafiato, un sole lucente, i portali uno più bello dell'altro, i muri in pietra, i tratti scavati con sezione circolare... La sensazione, impareggiabile, è quella di aver davanti un'opera d'arte e d'archeologia, multiforme e preziosa, costruita letteralmente pietra su pietra, mattone su mattone. Se penso alle gallerie moderne, una voragine di cemento, rabbrividisco.