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Nel giugno 2004 sono stato in Umbria, non per treni ma per turismo più generale. Però l'itinerario passava da Spoleto, ed era dunque d'obbligo una visita-pellegrinaggio ai resti della Spoleto-Norcia, ferrovia soppressa di grande rilievo tecnico, che non dovrebbe aver bisogno di presentazioni. Tanto più che mi muovevo in bici, e, se cercate su Internet, trovate una valanga di siti che celebrano l'opportunità, la nuova vita, la valorizzazione turistica... insomma il fatto che la Spoleto-Norcia sia (o possa diventare) una splendida pista ciclabile.
Dico subito che il fascino dell'archeologia industriale c'è tutto, ma... siamo in Italia; quindi facilitazioni per gli escursionisti: zero. Niente indicazioni, nessun tipo di facilitazione e anzi - come vedremo fra breve - addirittura cancelli chiusi che delimitano un'enorme proprietà privata off-limits. Anzi, salvo i primi due kilometri di sterrato, c'è ancora giù tutta la massicciata: hai voglia a considerarla una pista ciclabile...!
Carta IGM con indicazione della ferrovia |
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Ma veniamo all'itinerario.
La stazione di Spoleto è integra, con fabbricato viaggiatori (ora sede di partiti e associazioni), magazzino merci e rimessa. La si trova subito sulla sinistra, percorrendo il viale che va dalla stazione FS al centro città (a proposito, Spoleto è anche una bellissima città d'arte: da non perdere!).
La stazione di Spoleto |
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Poi, per imboccare la sede vera e propria, bisogna sottopassare la nuova Flaminia: la sede inizia lungo lo svincolo, e reca un segnavia bianco e rosso. La linea comincia subito a salire tra selve di ginestre, in rampa costante. Dopo meno di 2 km, il punto più spettacolare di questo primo tratto: tra due brevi gallerie, un viadotto mozzafiato taglia la valle tra i boschi: la pianura è già lontana. E nelle gallerie ci sono ancora tutte le mensole della linea aerea!
Al km 4 c'è ancora il cippo in pietra, l'unico che ho visto.
La rampa occidentale |
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Poi, circa al km 4.5 la sorpresa: un bel cancello con scritto "proprietà privata - divieto di accesso". Sì, perchè tutta la collina che segue, compreso il borgo di Matrignano, è integralmente recintata e inavvicinabile. A sinistra il segnavia bianco e rosso scende lungo un sentiero che (vedi carta) dovrebbe portare direttamente a Caprareccia, ma è impraticabile per chi, come noi, aveva appresso le bici. Il cancello però è solo accostato: decidiamo di proseguire lungo la sede (non sarà una grande idea...).
Un kilometro dopo, la fermata di Matrignano è un casello semidiroccato. Avanti un altro kilometro ed ecco, sopra di noi, quasi mimetizzato dal bosco fittissimo, il viadotto del celeberrimo elicoidale di Caprareccia. Percorriamo l'elicoidale (il tratto messo peggio, con pietre e rovi ovunque), ma arrivati al viadotto, la seconda, definitiva scoperta: ai due estremi, due cancelli, questa volta ben lucchettati. C'è sì un'apertura nella rete, ma di farci passare le bici non se ne parla. Arriviamo comunque a piedi a Caprareccia (piccolo fabbricato viaggiatori abbastanza ben messo), ma poi non ci resta che fare dietrofront e ripercorrere i 7 km di massicciata.
Caprareccia |
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E pensare che la strada carrozzabile, che in bici ci avrebbe riportato a Spoleto in meno di un quarto d'ora era proprio lì a fianco! Non mi era mai successo un caso simile!
Certo, se fossimo stati a piedi, saremmo riusciti a passare, ma allora il ritorno a Spoleto anche per strada sarebbe stato lungo, senza vantaggio: insomma, un caso senza soluzione. L'unica praticabile è stata, ovviamente, quella tornare suoi nostri passi, ancora una buona ora e mezzo di "passeggio" (per la cronaca abbiamo anche provato le due stradine che scendono alla carrozzabile da Matrignano, ma anche loro terminano contro cancelli invalicabili).
A meno di un km da Caprareccia c'è la galleria di valico (1900 m), poi comincia la discesa, che, stando al sito citato alla fine, dovrebbe essere asfaltata. Però lo stesso sito dice che "la ferrovia non è percorribile a causa della chiusura di una galleria". Quale? Il sito non lo dice. Mi aiuta però Luca S., che ci è passato nel 2005 e che ringrazio: la galleria chiusa è quella più in basso, a S.Martino, dove sulla mappa sono indicate le quote 362 e 350 m. C'è però una strada (percorribile anche in auto) che unitamente ad un'altra strada usata per il cantiere della nuova galleria stradale, porta fino al cimitero di S. Anatolia ed infine alla S.S. Valnerina.
Insomma: la rampa orientale si fa, ma a piedi. La bici per noi è stato un puro optional. La rampa occidentale (peraltro ancora più spettacolare: basta guardare tornanti ed elicoidali che valgono almeno due Wassen messi insieme!) sembra si possa fare, pur con quest'ultima deviazione nel punto interrotto.
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In sintesi, per avere un quadro completo della situazione e condurre una visita accurata sarebbe meglio andare a piedi e aver a disposizione una giornata intera (noi ci abbiamo dedicato un pomeriggio dalle tre alle sette).
Con queste riserve - appunto da "classica situazione italiana" - credo che la linea meriti una tal visita.
Infine un ringraziamento al collega di viaggio, i cui insulti - per averlo trascinato in una scarpinata simile - si sono limitati allo stretto indispensabile...
Tra i vari siti che parlano della linea, si possono consultare:
www.itinerariitaliani.com/umbria/biciumbria1frame.htm
o anche:
www.cuoreverde.com/blob/ferrovia.html.
Ah, ovviamente la linea, dopo il valico, prosegue per altri 35 km, ma quella tratta è in larga parte a fianco della carrozzabile, quindi non dovrebbero esserci problemi a seguirla in auto (e forse nemmeno in bici, salvo la lunghezza).
Ultimissima cosa: ve lo ricordate il decreto di chiusura della ferrovia, a firma di Oscar Luigi, Ministro dei Trasporti? Si diceva che "al giorno d'oggi una ferrovia che valica la montagna non ha più senso, perché basterebbe scavare una galleria". Ebbene, quarant'anni dopo quella galleria esiste (aperta nel 2000, vedi ultimo Atlante TCI). Ovviamente è una galleria stradale. Fine della storia.