Torna all'introduzione / Back to Introduction.
Scritto ad aprile 2009 - aggiornamento settembre 2009: Agfa Movex 8
Non mi definisco certo un collezionista di fotocamere: la mia raccolta è frutto più del caso e del reale utilizzo delle macchine, che non dell'idea di costruirne un'antologia significativa; tuttavia, con il tempo - un apparecchio oggi, uno domani, un prestito da un amico, una segnalazione di un lettore - le cose interessanti si sono accumulate.
A distanza di due anni dai primi quattro capitoli, è giunto il momento di un aggiornamento, con però un'importante considerazione: nel 2007 scrivevo di fotocamere storiche utilizzando ancora abitualmente pellicole e diapositive; c'era, per dir così, un filo conduttore continuo dalla Brownie o dalla Retinette, fino alle mie T70.
Oggi per me, come penso per molti altri, le cose sono profondamente diverse: nel luglio 2007 ho acquistato la Canon A710, nel febbraio 2008 ho scattato l'ultima diapositiva (questa, per la cronaca), nell'ottobre 2008 mi sono preso anche la A720 (visto che Canon sembrava sul punto di peggiorare significativamente le prestazioni delle sue compatte). Così parlare oggi di pellicola è come avesse perso quella continuità con la storia; come se adesso mi mettessi a descrivere un altro mondo, un mondo che era mio, era nostro, e adesso lo diventa un po' meno, sempre meno.
Questo è sottilmente amaro, ma mi fa anche pensare che, in mezzo ai treni e a tutti gli altri argomenti che trovate in questo sito, ci sia bisogno di "dare testimonianza" di quello che è stata per noi la pellicola. Per questo ho aggiunto qualche altra macchina e soprattutto, nel capitolo successivo, qualche dettaglio di "rapporto quotidiano" con la stessa pellicola, quella cinematografica in particolare, le bobine, i rulli, i formati.
Che cosa è
Come abbiamo già visto al capitolo 2, le Brownie erano la serie più economica delle macchine fotografiche Kodak. In particolare, questo modello, ancora più antico e "spartano" della Brownie Flash II, è realizzato in due pezzi di bakelite, la prima celebre materia plastica sintetica (resina fenolica termoindurente). Utilizza pellicole formato 127, con cui impressiona otto negativi di 6.5x4 cm, quindi un po' più piccoli di quelli dei rulli 620 della Brownie Flash II. La pellicola 127, al pari di 620 e 120, è priva di perforazioni: il trascinamento è effettuato manualmente, girando il disco di avanzamento, solidale con il rullo, e naturalmente stando attenti a fermarsi al momento giusto, grazie al numeretto visibile nella finestra del contafotogrammi, dato che in questi apparecchi elementari manca qualsiasi meccanismo di fine corsa.
Da dove viene?
Me l'ha prestata l'amico Matteo Cerizza, che l'ha trovata tra le cose di suo nonno. Sul fondo è marcata "Made in U.S.A. by Eastman Kodak Co. Rochester N.Y." (Rochester è la sede storica della Kodak americana).
Stando al sito www.brownie-camera.com, la Baby Brownie americana è stata prodotta dal 1934 al 1941 (fino al 1952 invece la versione inglese), ma la presenza della spina per la posa B, illustrata nelle figure, la fa datare tra il 1936 e il 1939.
Funziona ancora?
Diciamo di sì. Le parti che devono "funzionare", in una macchina di questo tipo, sono davvero minime, e l'otturatore scatta ancora perfettamente, anche se credo che solo pochi audaci si metterebbero oggi a utilizzare un simile oggetto...
Peraltro, anche le pellicole 127 sono fuori produzione da decenni e andrebbero reperite da qualche fornitore tedesco di nicchia.
Infine il disco di avanzamento della pellicola si è staccato, ma non sarebbe difficile ricostruire il suo pernino di ancoraggio.
Che cosa regola e come lo fa
Tempi e otturatore | L'otturatore è del tipo a doppia lama, concettualmente del tutto identico a quello della Brownie Flash II. Il tempo è dunque fisso anche in questo caso, determinato dalla forza di richiamo della molla. Lo scatto però non avviene con un pulsante, ma con una piccola leva posta appena sotto l'obiettivo. La leva si impugna male, è in una posizione scomoda e molto dura: temo che in queste condizioni le foto mosse fossero davvero la norma! Questo è senza dubbio il limite maggiore dell'economicissima costruzione. |
Diaframmi | Il diaframma è fisso, essendo costituito da un semplice foro circolare. |
Esposizione | Dato che tempo e diaframma sono fissi, l'esposizione non è regolabile, e valgono le stesse considerazioni già fatte per la Brownie Flash II. |
Obiettivo e messa a fuoco | L'obiettivo è il più semplice in assoluto, essendo costituito da un'unica lente, con messa a fuoco fissa. Rispetto alla Brownie Flash II, manca anche la lente addizionale per la messa a fuoco più ravvicinata. Probabilmente il negativo più piccolo (e dunque la maggiore profondità di campo) ha permesso di risparmiare questo accessorio, tenendo anche conto del formato molto piccolo che era abituale nelle stampe del tempo, e dunque della nitidezza approssimativa che si considerava accettabile. |
Focale | La focale è ovviamente fissa, intorno ai 60 mm, che nel 127 sono un obiettivo lievemente grandangolare. |
Mirino | Altra differenza con la Brownie Flash II, un vero mirino non c'è: esistono due cornici ribaltabili di lamierino che, sollevandosi, definiscono l'area "traguardata": va da sé l'elevata approssimazione dell'inquadratura che un simile sistema permetteva. |
Kodak Baby Brownie 127 |
Vista d'insieme Overall View - The shutter release (leva di scatto) was quite awkward to operate, maintaining at the same time the necessary steadiness. |
Vista dei due pezzi disassemblati View of the two halves of the body - The film was wounded on three sides of the camera, from right to left. |
Otturatore aperto Shutter (open) - First, blade 1 ends its stroke in the "open" position. Then blade 2 starts its travel and when its hole is in front of the lens, the exposure occurs. In the normal position, blade 2 ends its stroke beyond the lens, but if the B pin is pulled out (as in the photo), the stroke of blade 2 ends when its hole is in front of the lens, so that exposure is maintained as long as the shutter release is pressed. Finally, blade 1 comes back, followed by blade 2, but this movement does not cause a second exposure, because when the hole of blade 2 is in front of the lens, blade 1 has already covered the lens itself. |
Che cosa è
Una cinepresa 8 mm "doppio", di classe economica, del periodo finale dell'8 mm, con il tradizionale meccanismo a molla e rigorosamente manuale. Si noti che era ancora pubblicizzata nel 1968, 3 anni dopo l'introduzione del nuovo formato Super 8. Le 18'000 lire di allora corrispondono a circa 155 Euro di oggi: un prezzo comunque più che abbordabile per una cinepresa.
Da dove viene?
L'ho acquistata per 25 Euro alla borsa scambio della fiera Photoshow, nel 2007.
Funziona ancora?
In linea di massima sì, il meccanismo a molla, a vuoto, gira, ma ha perso di forza e tende ad andare troppo piano quando deve trascinare la pellicola (il che produrrebbe una sovraesposizione). Peraltro il costo non proprio trascurabile delle pellicole 8 mm attuali mi ha consigliato di utilizzarle solo sulla mia bellissima Bolex P4, dal funzionamento senza rischi... lasciando "disoccupata" la Bencini.
Che cosa regola e come lo fa
Tempi e otturatore | L'otturatore è del tipo rotante, comune pressoché a tutte le cineprese amatoriali (torna alla prima Bolex per una spiegazione). |
Diaframmi | Il diaframma è manuale, da 1.9 a 22, e si regola ruotando l'unica ghiera posta sull'obiettivo. Il diaframma ha forma a losanga, come sulla P4, un po' più raffinato di quello semplicissimo a fessura che diventerà poi abituale per molte cineprese Super 8. |
Esposizione | L'esposizione si regola a mano, agendo sul diaframma, e non doveva essere certo banale avere una perfetta esposizione, vista la tolleranza piuttosto modesta della pellicola cinematografica invertibile, rispetto alla stampa da negativo. |
Obiettivo e messa a fuoco | Il gruppo ottico, molto semplice, è tutto interno, appena a ridosso dell'otturatore e prima del diaframma. Quello che si vede all'esterno è solo una specie di paraluce, a fini più che altro estetici, e chiuso da un semplice vetro protettivo, non da una lente. La messa a fuoco è fissa, come abituale nelle cineprese economiche, specie se, come in questo caso, prive anche di zoom. |
Focale | La focale è fissa, 12.5 mm, che, per questo formato, rappresentano un obiettivo normale. |
Mirino | Il mirino è galileiano, non reflex. Non è certo molto grande - dà la classica sensazione di guardare "attraverso un tunnel" - ma è comunque migliore di quello che abbiamo incontrato sulla Bolex L8. |
Altro | Analogamente alle altre cineprese 8 mm che abbiamo descritto, anche la Bencini Comet si aziona a molla. La Bencini, a differenza delle Bolex, si smonta anche facilmente, per cui, per la prima volta, ho avuto modo di vedere come è fatto il meccanismo a molla: lo descrivo con l'aiuto delle immagini che seguono. L'intero corpo della cinepresa è in metallo pressofuso: una soluzione che garantisce robustezza e "sensazione di solidità". Solo pochi anni più tardi, la maggior parte delle cineprese economiche Super 8 sarebbero state realizzate quasi completamente in plastica. |
Bencini Comet 8 |
Vista d'insieme Overall View - The camera body is completely made of diecast metal. The spring mechanism is wound up by simply rotating the crank. |
Custodia Case - The camera has its own original case, which does not cover the handle. |
Vista frontale Front view - The lens is located behind the diaphragm and has fixed focus, without zoom. In front there is only a protection glass. The diaphragm is diamond-shaped and can be manually adjusted from 1.9 to 22. |
Vano pellicola La leva del contametri, che premeva contro la bobina debitrice (quella che si svuota) era un'idea ingegnosa: fra qualche immagine vedremo che cosa c'era dall'altra parte! Film compartment - Loading a Double 8 spool has never been trivial. The scheme printed on the sheet-metal bottom of the compartment was useful, although the most difficult step, in the Bencini camera, was putting the film in the gate, against the pressure plate. The lever on the right, pressed against the film on the full spool, was used to operate the exposed film meter. |
Vano pellicola (carico) Film compartment (loaded) - Once the first half of the film was exposed, the photographer had to take the left spool (now full) and put it on the right side, in order to expose the other half. The shape of the spool hole (four sectors on one side, three on the other one) prevented from inserting the spool in the wrong way. |
Otturatore rotante Rotating shutter (running) - Photo was taken with a long exposure while the camera was running: thus the lens appears beyond the opening of the rotating shutter, and the reciprocating movement of the claw is also visible. |
Meccanismo a molla Premendo il pulsante di ripresa, si sblocca un sistema di ritenuta e il nastro, per la sua elasticità, si srotola e riavvolge sulla bobina nera. Il suo movimento aziona la cinepresa, cioè muove l'otturatore, la griffa e la bobina su cui si deve avvolgere la pellicola. Un vincolo meccanico fa sì che, quando si rilascia il pulsante di ripresa, l'otturatore si ferma sempre in posizione chiusa (altrimenti alla fine della scena si rischierebbe un fotogramma "bruciato", cioè bianco). Non è finita: il semicerchio al centro, che termina verniciato di rosso, altro non è che il contametri, azionato dalla leva che abbiamo visto dall'altro lato. La vernice rossa è proprio quella che si vede nella finestrella del contametri e indica (approssimativamente) la pellicola già esposta, da 0 a 7.5 m. Infine una raffinatezza, che non ho visto in nessun'altra cinepresa a molla: con un sistema analogo al contametri, in alto a sinistra il riempimento della bobina nera fa sollevare un rettangolino di plastica trasparente arancione, che finisce per spuntare nel mirino: è l'indicazione che la carica della molla si sta esaurendo: ingegnosa davvero! Spring mechanism - On the opposite side, there are two spools, similar to those of the film, but holding a steel ribbon: it's the spring which operates the camera. |
Che cosa è
Una cinepresa 8 mm "doppio", di classe media, del periodo d'oro dell'8 mm, con il tradizionale meccanismo a molla ma anche qualche soluzione ingegnosa e interessante.
Da dove viene?
Me l'ha inviata a fine 2007 un lettore, affinché verificassi come mai il mirino era "nero". Prima di restituirgliela, ho avuto modo di scattare foto a sufficienza per corredare questo articolo.
Funziona ancora?
No, così com'è, è sostanzialmente inutilizzabile, appunto perché il mirino si presenta completamente buio. Smontandola, ho capito come mai: mancano i due specchi che portano l'immagine "reflex" dall'obiettivo nel mirino; il percorso ottico è a "Z", come fosse un periscopio, e quindi necessita di due specchi a 45°. Il secondo è normale, e si potrebbe anche ricostruire. Il problema è il primo, che è uno specchio semitrasparente, perché parte dell'immagine deve invece proseguire verso la pellicola; credo che trovare uno specchio simile sia assai arduo. ..
Tra l'altro, le viti che tenevano chiuso l'apparecchio sembravano tutto tranne che serrate da 40 anni (erano tutte morbidissime). La mia impressione è che qualcuno l'abbia aperto, prima di darlo al mio lettore e abbia perso gli specchi, che si sono scollati per deterioramento della colla.
Che cosa regola e come lo fa
Tempi e otturatore | L'otturatore anche in questo caso è rotante; è presente lo scatto a fotogramma singolo, utile ad esempio per fare un cartone animato, in cui, ad ogni pressione del pulsante di scatto, l'otturatore fa un unico giro. |
Diaframmi | Il diaframma è a fessura, cioè del tipo più semplice, che diventerà poi comune con il Super 8. |
Esposizione | La Keystone ha il pregio - abbastanza notevole per l'epoca - di avere la regolazione automatica del diaframma. A differenza della Bolex P4, non occorrono pile, perché il diaframma è comandato direttamente da una cellula al selenio, che produce una tensione sufficiente ad azionarlo (le cellule al solfuro di cadmio, più piccole e sensibili, agiscono invece modulando una tensione data, che deve quindi arrivare da una pila). Purtroppo, però, il diaframma automatico non funziona: questo è strano, perché ho provato la cellula al selenio e dà correttamente tensione, e tutti i fili sembrano integri. Boh! E' comunque disponibile anche la regolazione manuale, a ghiera. |
Obiettivo e messa a fuoco | L'obiettivo ha la messa a fuoco regolabile, da 6 feet (1.8 m) all'infinito. A differenza della Bolex P4, non credo però che ci fosse un telemetro per aiutare la focheggiatura. Sulla scala delle distanze è indicata una posizione Universal, intorno a 6 m: il significato è che, con diaframma non troppo aperto e focale non troppo lunga, mettendo la ghiera in questa posizione, si ha un risultato "tutto nitido", come se l'obiettivo fosse a fuoco fisso. |
Focale | L'obiettivo è zoom. Lo zoom non si aziona ruotando l'obiettivo, come di consueto, ma con una ghiera manuale, posta sul fianco e a mio parere molto più scomoda. Però - caso più unico che raro per l'8 mm - lo zoom è anche motorizzato, con i classici pulsanti W e T, sul dorso dell'apparecchio, che diventeranno abituali nel Super 8. Siccome però, a differenza delle cineprese Super 8, qui non ci sono pile, il "motore" dello zoom è in realtà un'ingegnosa presa di moto dal meccanismo a molla di azionamento della cinepresa: mai vista altrove! |
Mirino | Il mirino è reflex, anche se appunto non ho potuto provarlo, per mancanza dei relativi specchi, di cui dicevo sopra. |
Altro | La cinepresa ha meccanismo a molla, ancora fluido e ben funzionante. La realizzazione è "di peso", con largo uso di stampi in pressofusione metallica. |
Keystone Reflex Auto Zoom |
Vista d'insieme |
Vano pellicola 8 mm film uses the classic S shaped path, from upper to lower spool. |
Dettaglio griffa Infine, la Keystone, altra singolarità per l'8 mm, ha un filtro ambra a slitta, che permette di usare in luce diurna anche una pellicola per luce artificiale. La cosa diventerà una specifica costruttiva del Super 8, le cui pellicole sono di norma tarate a luce artificiale e vengono usate in luce diurna grazie al filtro ambra, presente in tutte le cineprese Super 8. Con l'8 mm, in cui le pellicole erano di norma a luce diurna, si trattava di una funzione di uso relativamente raro. Per i principianti, ricordo che la taratura della pellicola a luce diurna o artificiale (a incandescenza) corrisponde alla funzione di bilanciamento del bianco nelle fotocamere digitali. Per cambiare taratura occorre utilizzare un filtro ambra o, al contrario, azzurro. Senza filtro ambra, una pellicola per luce artificiale, erroneamente utilizzata al sole, produrrebbe una forte dominante azzurra. After having removed the pressure plate, the claw (griffa) becomes visible. The camera has also a built-in amber filter (Type A) to convert films from artificial light to daylight. This filter, required in Super 8 cameras, was quite unusual for Double 8. The gear visible top right is an unusual solution to operate the zoom by means of the spring mechanism, thus obtaining a power zoom even in a camera without batteries. |
Fotocellula The selenium cell produces a voltage proportional to the light it receives. In order to adjust voltage to film sensitivity, two "doors" can open and close in front of the cell. |
Diaframma In foto, il diaframma è in posizione di tutta apertura (1.8), in cui l'obiettivo è interamente scoperto. Ruotando in senso orario, l'elettromagnete fa scorrere sopra l'obiettivo la fessura sempre più stretta, cioè ottiene diaframmi più chiusi. Al meccanismo è solidale anche la scala di lettura del diaframma, cioè l'arco di plastica bianca traslucida che reca incisi (sulla faccia interna) i numeri da 1.8 a 19. I numeri sono visibili nel mirino grazie a uno specifico "percorso ottico", sottostante a quello dell'immagine normale (descritto nella didascalia seguente). The Keystone uses a simple slot diaphragm, that will become the standard solution for Super 8 cameras. Picture shows the full aperture position (f/1.8). The winding (elettromagnete) rotates as it receives voltage from the selenium cell, thus progressively closing the slot in front of the lens. The white strip is the f/stop meter, which is visible in the viewfinder. |
Diaframma e obiettivo Si vede anche il filtro ambra (qui in posizione esclusa, cioè al di sotto dell'asse dell'obiettivo) e il percorso ottico del mirino reflex, attraverso i due specchi mancanti, che, nell'esemplare illustrato, rendono inutilizzabile la cinepresa. Gears are used to close diaphragm manually. The pink arrow shows the optical path from the lens to the viewfinder. Unfortunately, this camera has lost the two mirrors (specchio) required in the optical path, so that the viewfinder is unusable. The first mirror, behind the lens, must be a semitransparent one, as it has to split image, in part towards the film, and in part towards the viewfinder. |
Che cosa è
Una cinepresa 8 mm molto particolare, che anziché utilizzare il classico rullo "doppio" (pellicola da 16 mm, da esporre nelle due metà e successivamente tagliare longitudinalmente), utilizza un singolare caricatore con 10 m di pellicola 8 mm da esporre una sola volta.
Da dove viene?
Appartiene a un amico di Roma, Valerio V., che mi ha inviato la documentazione fotografica e il racconto che trovate qui di seguito.
«E' la cinepresa che mio padre comprò usata da un suo collega di ufficio nel 1957 o 1958. Da allora ha accompagnato molti anni della nostra famiglia, fino al 1970 circa, riprendendo giochi, gite, incontri, amici e parenti. Recentemente ho provveduto a far digitalizzare le quasi tre ore di bobinette 8 mm che stavano in uno scatolone, girate con questa macchinetta, e con grande pazienza ed affetto ho montato e sonorizzato la "edizione integrale" dei ricordi di famiglia in cinque DVD. Io stesso ho fatto qualche ripresa con questa macchina a fine anni '60, dopo i dieci-undici anni, e la ricordo come molto pratica e maneggevole.
Non conosco l'anno di produzione della macchina, ma penso sia intorno al 1955-56. Costruzione interamente metallica, telaio in fusione, rivestimento in lamierino smaltato nero "effetto pelle". Come impostazione è curiosamente simile alle prime videocamere DV della JVC degli anno '90 (ne ho avuta una): un "mattoncino" compatto, con una cinghietta in alto, il mirino galileiano, l'obiettivo davanti.
Funziona ancora?
Il funzionamento a molla è tuttora efficiente: una manovella laterale a destra si sgancia e carica la molla, che assicura la consueta autonomia tipica delle cineprese 8 mm. Tuttavia la singolarità del caricatore 8 mm rende di fatto introvabili le pellicole. Inoltre è andata persa la lente frontale dell'obiettivo.
Che cosa regola e come lo fa
Tempi e otturatore | Per questi aspetti la cinepresa non si discosta dalla tecnica del tempo: otturatore rotante e velocità di ripresa fissa, presumibilmente a 16 fotogrammi al secondo (il valore di 18 venne standardizzato in seguito). |
Diaframmi | Il diaframma si regola manualmente con una levetta, da 2.8 a 16. |
Esposizione | Sotto l'obiettivo è presente la cellula dell'esposimetro al selenio, che aziona una lancetta visibile nel mirino. Per garantire la corretta esposizione, l'operatore doveva far collimare questa lancetta con un'altra collegata meccanicamente al diaframma selezionato e alla levetta di impostazione della sensibilità (da 13 a 19 DIN). |
Obiettivo e messa a fuoco | L'obiettivo è un Agfa - Anastigmat 2.8 con messa a fuoco fissa. |
Focale | La focale è fissa a 1,2 cm (allora era tipico indicare la focale in cm anziché in mm) corrispondente a un'inquadratura normale. |
Mirino | Il mirino è galileiano. |
Particolarità |
La vera particolarità di questa macchina è il caricatore della pellicola, un'assoluta singolarità per l'8 mm, ancora più notevole se si pensa che risale a 10 anni prima dell'invenzione del Super 8. Non c'è infatti il rullo "doppio", cioè di pellicola 16 mm, tipico delle cineprese 8 mm, ma un caricatore a tenuta di luce, di lamierino nero, dove la pellicola già tagliata scorre in un solo senso e si espone un'unica volta, senza bisogno di essere girata. Il rullo debitore e il rullo avvolgitore non sono coassiali e sovrapposti, come sarà poi nel Super 8, ma affiancati, come in una musicassetta: praticamente una versione "giurassica" di un VHS! Il caricatore si inserisce aprendo la guancia sinistra della macchina.
E' uno standard singolare di cui non ho altre notizie. Probabilmente era stato introdotto dalla Agfa-Gevaert per facilitare la gestione delle pellicole ed evitare le "prese di luce" possibili quando si caricavano e giravano i rulli 8 mm. Però c'era bisogno di un laboratorio specializzato dove, in luce di sicurezza, i caricatori venivano svuotati della pellicola esposta (da sviluppare) e ricaricati con il film 8 mm già tagliato. Ricordo che mio padre aveva una decina di questi caricatori e si andava periodicamente in un negozio molto fornito "a sviluppare i filmetti": qui un tecnico prendeva in consegna i nostri caricatori e ce ne dava altri con pellicola vergine; dopo qualche giorno si ritiravano le bobinette sviluppate, che portavamo a casa e vedevamo con il proiettore "Compact 8". Naturalmente il caricatore contiene esattamente un rullo 8 mm, che aveva lunghezza formale di 7.5 m (cioè 15 m tagliato e giuntato), ma era in realtà lungo 10 m, contando cioè anche le due code da 1.25 m: con i rulli normali le code "prendevano luce" durante il caricamento e quindi erano almeno in parte inutilizzabili (a meno di non caricare la macchina in completa oscurità), ma in questo caso erano totalmente utilizzabili, garantendo una durata di ripresa di circa 2 minuti e 40 secondi. |
La cinepresa è "andata in pensione" verso il 1970, riposta in un armadio, insieme all'ultimo caricatore con ancora la pellicola (ma non so se impressionata). A metà anni '70, dopo la scomparsa di mio padre, mi venne voglia di usarla, ma il negozio aveva chiuso e non sapevo dove trovare caricatori e pellicole. Mi accorsi poi che forse per una caduta era saltata la lente frontale dell'obiettivo, che infatti manca. Da allora è nella vetrinetta della mia piccola collezione.»
Agfa Movex 8 |
Vista sinistra The selenium cell is always characterised by a large size. |
Vista destra |
Cinepresa aperta e caricatore |
Caricatore The 10-meter cartridge represents the most interesting feature of this camera. It greatly simplifies the problem of loading the film, in a way similar to the Super 8 format, which appeared in 1965, ten years later. The film is to be exposed only once (instead of twice, as for classic double 8 cameras). The cartridge was returned to the retailer shop, which loaded it again with unexposed film. |
Custodia |
Dettaglio destro The count meter goes from 0 to 10 meters, with manual reset. The release button is located at the right of the crank of the spring mechanism. |
Capitolo successivo / Next Chapter: pellicole, bobine, sviluppo e montaggio.