Dalla Guida d'Italia del Touring Club Italiano, edizione 1954.
Redatto a febbraio 2009
Riproduciamo le pagine dell'Introduzione, Capitolo 2° - Cenno storico, che, anche a distanza di mezzo secolo, ci appaiono particolarmente ben fatte per chiarezza e interesse.
I grassetti nel testo sono stati aggiunti per agevolare la lettura, i corsivi sono originali.
Nei riquadri, la storia è illustrata con:
Le carte dell'Atlante Vallardi sono anche disponibili ad alta risoluzione nella sezione mappe. |
Contenuto
In questa prima parte:
Nella seconda parte:
Manca per molti secoli, nella storia dell'attuale Lombardia, un'unità caratteristica. Fra le vicende d'altre popolazioni rimaste quasi sconosciute gli Etruschi dominarono in parte il territorio. I Celti (dai quali comincia nel VI-V secolo a.C. una linea di tradizione sicura) divisi in vari gruppi, estendono le loro conquiste molto oltre i confini regionali. Roma unifica sotto di sé come Gallia Cisalpina quasi tutta l'Italia Settentrionale; e le invasioni germaniche mescolano i riferimenti più ampi a un senso di frantumazione.
Nell'epoca romana Milano era salita a un livello di metropoli; e, secondo Strabone, «i Romani di quelle parti» sovrastavano agli altri Italiani. Ma si trattava appunto di sviluppi della storia di Roma, più che di una forza autonoma e coerente. Solo intorno al Mille le eredità romane e longobarde (memorabili in quest'ultimo senso il prestigio di Pavia), i motivi ecclesiastici e laici, feudali e popolari, trovano punti di fusione tipicamente regionale preparando l'età dei Comuni.
I termini di Longobardia o Italia Longobarda si erano estesi originariamente fino al ducato di Benevento; ma cominciavano già nel VII secolo a indicare di preferenza i territori attraversati dal Ticino, dall'Adda, dal medio Po. Con la fine dell'impero carolingio appare per la prima volta nell'888 una marca di Lombardia, che dalle Alpi e dal Ticino raggiunge il Modenese. Se allarghiamo un poco questi confini a ovest e a est., qui si ambientano i primi grandi episodi della civiltà comunale in Europa. Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Pavia, ecc. potranno essere con Milano o contro Milano anche nella lotta per le autonomie d'ognuna, ma rientrano tutte in quel «tipo» di civiltà; ed è nel cuore della Lombardia che han centro le energie operanti da Asti a Padova a Bologna. «Lombarda» si chiama l'architettura religiosa che diffonde capolavori anche in Toscana o in Borgogna. «Lombardo» il banchiere a Roma o a Londra. E intanto, la bonifica del suolo strappa alla tradizionale palude terre d'ora in poi fertilissime, moltiplicando gli esempi dell'età romana.
Durante le Signorie i Visconti e gli Sforza cercano di raccogliere tutta la regione in un organismo statale a carattere espansivo. Duca di Lombardia nel 1397, Gian Galeazze Visconti controlla territori assai più ampi; alla politica imperialistica dei signori del Milanese risposero altri periodi di successo. Lavoro e ricchezza continuano a svilupparsi dal periodo comunale; le arti, i costumi formano alcuni tra i più splendidi capitoli dell'ultimo Medioevo e del Rinascimento. Basti ricordare la Milano di Leonardo, del Bramante: le sue opere mirabili dall'architettura all'idraulica. Ma crescono già i segni di una prossima decadenza. Oltre a Mantova isolata da tempo, Brescia, Bergamo, Crema si staccano dall'insieme della Lombardia (le conquista Venezia); le «appendici» di là dal Po e dal Ticino vengono infine tagliate o ridotte di molto. In breve Francesi, Spagnoli, Svizzeri si contendono il Ducato di Milano, con le terre ancor vaste che esso comprende.
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La Spagna vi governerà dall'impero di Carlo V al 1714, inizio del dominio austriaco. Quasi due secoli di pessima amministrazione, gravi e disordinati abusi, frequenti flagelli. Orientata invece a un progresso l'epoca austriaca, soprattutto con Maria Teresa che incoraggia fortemente il risalire della Lombardia. Si manifestano alcune efficaci direttive economiche; ha un grande sviluppo l'agricoltura. Si rinnovano le idee e sorgono vigorosi movimenti culturali, tutta una freschezza di vita. Venendovi con le truppe napoleoniche Stendhal trova a Milano una città d'elezione.
Dopo il distacco (1503-1514) anche delle terre che oggi compongono quasi tutta la Svizzera Italiana, e durante l'assorbimento delle zone oltreticino da parte dei Savoia, Mantova (1708) aveva invece congiunto le sue vicende politiche a quelle della Lombardia. Il periodo francese vede questa far parte della Repubblica Cisalpina, poi dell'Italiana e infine del Regno d'Italia, con Milano capitale. Ritorna l'Austria nel 1814; comincia il tempo del Lombardoveneto e presto la lotta per l'indipendenza. Si svolgono in Lombardia durante il Risorgimento alcuni fra i più alti episodi d'eroismo popolare. Un Silvio Pellico, un Carlo Cattaneo debbono esser ricordati come esempi della partecipazione della cultura ai sentimenti, alle opere di libertà. Manzoni contribuisce profondamente ad animare uno spirito nazionale, e genera nello stesso tempo una immagine decisiva del «carattere» lombardo. Dopo la guerra del '59 quasi tutta la regione (tranne Mantova che resta austriaca fino al '66) entra nel nuovo Regno d'Italia.
Abbandonate varie leggende, è la presenza dei Liguri e degli Umbri che sta all'inizio, in qualche modo, dell'età storica in Lombardia. Poverissime le loro tracce. Anche sulle colonie o zone d'influenza etrusche, che intorno al VII sec. a.C. compresero certamente una Melpo (Melzo ?) e Mantova, poco si sa. Congetture ragionevoli vi vedrebbero soprattutto una rete di stazioni commerciali difese da piazzeforti.
Nel sec. VI cominciarono le ampie invasioni dei Celti, stando a Livio e alle ultime teorie. Due secoli più tardi essi occupano l'intera regione. Milano risalirebbe ai Celti Insubri stanziati fra Adda e Ticino; gli Orobi fondarono Bergamo, i Cenomani si estesero dall'Adda all'Adige. Inclinate alla pastorizia o ad una sommaria agricoltura molto più che alla vita cittadina, quelle tribù non potevano certo creare un profondo incivilimento. Paludosi restarono molti territori padani. Tali li trovò Roma conquistandoli nel 224-220 a. C. e riconquistandoli subito dopo (i Celti, o «Galli» nella terminologia romana, si erano alleati con Annibale sceso in Italia).
La Gallia Cisalpina venne retta unitariamente dai Romani, comprendendovi quasi tutta l'Italia Settentrionale. Fra le città «lombarde» che allora si svilupparono, oltre a Milano (Mediolanum), importanti Pavia (Ticinum), Como, Lodi (Laus Pompeia), Cremona, Mantova, Brescia (Brixia), Bergamo, ecc. La via Flaminia-Emilia stabilì la più efficace comunicazione da Roma verso il Po. E Cattaneo nelle Notizie su la Lombardia enumera in questo modo gli effetti del periodo repubblicano e della prima età imperiale: «.....leggi, famiglie, municipi, strade ponti, acquedotti, argini, irrigazioni, magnifici templi, ...terme, portici, ville, delizie d'arti e di fontane, teatri, librerie pubbliche, grandi scuole, scuole ove imparò un Virgilio. Né questi è il solo dei grandi latini che nacque tra il Po e le Alpi; ma Catullo, Cecilio, Tito Livio, Cornelio, i due Plini....» Cesare favorì questo sviluppo col suo genio organizzativo, e i «cisalpini» ebbero la cittadinanza romana; Augusto stabilì una ripartizione amministrativa tra Venezia e Transpadana (quest'ultima comprendeva anche il Piemonte), lungo la linea dell'Óglio.
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Sul finire del III sec. d. C. Milano è capitale dell'impero in Occidente, dalla Rézia all'Africa. Costantino vi pubblica nel 313 il celebre editto che accorda ai Cristiani libertà di culto. Poi S. Ambrogio intreccia opere religiose e iniziative politiche, raggiungendo una larghissima autorità. La sua giurisdizione ecclesiastica si estende da Ravenna a Nizza, a Ratisbona. S. Agostino è battezzato da lui a Milano, nel 387, e testimonia nelle sue pagine gli ultimi splendori della Lombardia romana.
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Marcomanni, Visigoti, Unni sono i primi invasori delle terre lombarde, dal III al V sec. Si conclude qui la contesa tra Oreste e Odoacre per il potere in Italia. Ucciso Oreste a Pavia (476), Odoacre inizia l'epoca dei regni barbarici.
Quello degli Ostrogoti vede ancora Pavia grandeggiare prevalendo largamente su Milano. Teodorico alterna tra le rive del Ticino e quelle dell'Adige (Verona) le sue assenze da Ravenna. Desolata dalla guerra greco-gotica fra 535 e 553, segnata da stragi (che a Milano raggiungono proporzioni enormi) la regione avrà quindici anni di tregua sotto i Bizantini. Scendono, poi, i Longobardi. Dopo un lungo assedio Pavia è occupata da Alboino che vi fìssa il regno. Altre città diventano capoluoghi di ducato: Bergamo, Brescia, Milano. A Monza risiederà volentieri Teodolinda, sotto il cui regno le distanze fra vincitori e vinti si attenuano e i Longobardi, in parte, si convertono dall'arianesimo al cattolicesimo.
Poco numerosi come già gli Ostrogoti, essi avevano occupato specialmente le terre dei nobili; dopo un periodo di violenze continue l'agricoltura ora si rianima. Riprende vita anche l'economia cittadina. Altri segni di progresso si intrecciano al declinare del regno longobardo fino a quando Carlomagno fa prigioniero Desiderio in Pavia e inizia il periodo carolingio (774).
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Pavia rimane capitale. A poco a poco le contee franche sostituiscono i ducati, la società assume un deciso carattere feudale mentre la Chiesa partecipa sempre più alla vita politica. Nell'877 Carlo il Calvo proclama l'ereditarietà dei feudi maggiori; è il fatto decisivo per l'influire dei vescovi sul governo delle contee. Crollato l'impero carolingio, Berengario assegna ai vescovi di Bergamo, Como, Cremona e altri le funzioni politico-militari durante l'invasione degli Ungari. Nella già accennata marca di Lombardia, stanno ora le contee di Bergamo, Brescia, Milano-Como, Pavia, Castel Séprio, Lodi, Cremona, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio, Modena. Risalgono, in ogni senso, le fortune di Milano; il vescovo Ansperto primeggia nell'intera regione.
Re d'Italia dal 961, l'imperatore Ottone I definisce il potere vescovile creando i vescovi-conti. Como ha un periodo di particolare sviluppo anche a spese di Milano; decade invece Pavia e il suo celebre Palatium smette a poco a poco di costituire il centro politico giudiziario di quasi tutta l'Italia Settentrionale. Torna potentissima Milano sotto l'arcivescovo Ariberto e, in breve, si hanno qui le prime svolte secche della lotta di classe. L'arcivescovo deve combattere coi valvassori ai quali Corrado il Salico, poi, nel 1037, estende i diritti d'eredità; dopo una fase di «unione sacra» contro l'imperatore nella quale nasce il Carroccio (1038), Ariberto e i feudatari debbono fare i conti coi «cives», ossia con l'alta e media borghesia che trova in Lanzone un protettore efficacissimo. La tregua fra le classi contendenti stabilita al disopra dello stesso Ariberto (e di Lanzone che scompare), è considerata il prologo del regime comunale in Lombardia.
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Prima che questo si realizzi, una parte della regione viene duramente coinvolta nella lotta per il rinnovamento della Chiesa e in quella per le investiture. I Patarini, tentati da idee ereticali, ma alleati al Papato contro tedeschi e simoniaci, sono l'indubbia espressione di una nuova vitalità delle classi popolari. I loro «martiri» come S. Arialdo, S. Erlembaldo, si possono unire al profugo Lanzone nel quadro di un'inquietitudine sociale che supera la stessa età dei Comuni.
Si diffondono in Lombardia lungo i primi decenni del sec. XII i governi consolari. È una consacrazione giuridica del Comune. I gruppi che la determinano appartengono al ceto aristocratico, in gran prevalenza; gli accordi nascono intorno al Vescovo, sotto la spinta di tutte le classi.
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Le cattedrali di S. Ambrogio a Milano, di S. Michele a Pavia, il Duomo di Cremona e quelli di Como e Brescia ecc. - per limitarci ad alcune città lombarde - finiscono col significare la stessa unità del Comune. Momentaneamente gli imperatori non si fanno sentire. Sorgono piccoli Stati municipali che combattono gli uni con gli altri per questioni di territorio o di commercio. Milano è contro Pavia, Lodi, Como, Cremona e le si alleano volentieri Crema, Tortona, Brescia; quest'ultima è rivale di Bergamo; Mantova (sciogliendosi dai Canossa) lotta contro Verona. Specialmente Milano stabilisce una rete di domini e privilegi, ma Federico I Barbarossa (dieta di Roncàglia 1154) ordina ai Comuni di rispettare i «diritti dell'Impero». Milano resiste, combatte, viene presa e distrutta nel 1162 dopo che una sorte analoga era toccata all'alleata Crema. Como, Lodi, Pavia, Cremona avevano invece mandato truppe al Barbarossa e a loro spetta il compito di demolire materialmente Milano, vendicando ingiurie recenti. Ma la potenza dell'imperatore unisce poi quasi tutti contro di lui. Nel 1167, nasce la Lega di Pontida (Bergamo, Lecco, Cremona, Mantova, Brescia, la risorta Milano); si fonde con la Lega Veronese nella Lega Lombarda che per nove anni, estendendosi in altre regioni, sostenuta dal papa e da Venezia, fronteggia Federico I alleato a Como e a Pavia. Lodi si unisce anch'essa ai «lombardi». Nel 1176 questi ottengono a Legnano una vittoria risolutiva anche se la pace di Costanza confermi, in apparenza più che altro, qualcuna fra le tesi imperiali.
Nuove contese tormentano i Comuni. Non ha più interruzione la lotta fra i partiti. Famiglie rivali cominciano, ora, a tenersi costantemente in primo piano; e i podestà, quasi sempre forestieri, organizzano anch'essi clientele. La Motta, a Milano, è l'episodio più famoso di una guerra microscopica che si svolge dappertutto, mescolandosi al dilagare delle eresie. Ne approfitta Federico II per rafforzare il suo ritorno alla politica assolutistica del nonno. Egli batte la seconda Lega Lombarda a Cortenuova (1237) ma subisce infine, in Emilia, sconfitte decisive, mentre la libertà dei Comuni è sempre più insidiata dall'interno. I guelfi di Lombardia fan capo a Martino della Torre contro Ezzelino da Romano violentissimo ghibellino. Altri Torriani vengono eletti poi a Milano «podestà perpetui del popolo»; Napo controlla, dopo il '68, anche Lodi, Como, Novara, Bergamo e Brescia. Ottone Visconti, battuto e catturato a Desio nel '77 il rivale Della Torre, diviene praticamente signore della Lombardia.
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Per più di un secolo e mezzo la Lombardia dipenderà dai Visconti, ad eccezione di Mantova che nel 1328 vede cominciare la signoria dei Gonzaga. Matteo Visconti riceve il titolo di vicario imperiale con poteri estesi, oltre che sulle città accennate e sulle terre di feudo ecclesiastico milanese, su Pavia, Cremona, Piacenza, Tortona, Alessandria. Azzone è proclamato nel 1330 «dominus generalis»; rappresenta ormai legalmente il Comune e le sue vastissime dipendenze. Chiama Giotto a lavorare per lui; edifica splendidi monumenti e solide opere stradali. Lungamente il Petrarca è ospite di Luchino e di Giovanni. Quest'ultimo acquista Bologna, si insinua a Genova; l'agricoltura, i commerci, l'industria prosperano, gli studi si diffondono e risale ad allora l'Università di Pavia. Gian Galeazzo (cui si debbono il Duomo di Milano e la Certosa pavese), fatto duca di Lombardia, domina mezza Italia, dal Piemonte e da Belluno a Pisa e a Perugia; si appresta nel 1402 ad assalire Firenze quando la morte distrugge i suoi piani.
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Lo Stato sembra improvvisamente crollare. A Cremona governano i Cavalcabò, a Brescia i Malatesta; i Suardi a Bergamo, i Rusca a Como; a Lodi i Vignati. Fra accordi e guerre Filippo Maria recupera molti territori. Ma durante la lotta con Venezia (che vince a Maclódio) vengono sottratte al ducato per sempre Brescia, Bergamo, Crema. Francesco Sforza diventa genero ed erede del duca. Dopo molte opposizioni e due anni di Repubblica Ambrosiana, Milano lo accoglie come signore. È il 1450 e la Lombardia, tormentatissima dalle ultime vicende, trova poco dopo un lungo periodo di pace. L'Italia si assesta nella «politica di equilibrio»; alle grandezze del Rinascimento si intrecciano sviluppi economici che in Lombardia hanno vivo risalto. La parte dominata dagli Sforza (il ducato si estende dalle Alpi alla Cisa e da Novara a Parma) è ben governata da Francesco e da Bianca Maria; le città divenute veneziane si affezionano alla Serenissima che elargisce autonomie. Mantova vede fiorire una bellezza e un'eleganza di cui resteranno tracce stupende. Ma è vicina la crisi. Nel 1494 Ludovico il Moro incoraggia Carlo VIII a scendere in Italia. Poi Luigi XII rivendicherà il Ducato di Milano, per eredità femminili e lo conquista. Dopo un ritorno di Ludovico e altri periodi di dominio francese o svizzero-sforzesco, Francesco I di Francia nel 1515 si impone con la battaglia di Melegnano. Carlo V invade la Lombardia nel '21, ne riafferma il possesso battendo nel '25 Francesco I a Pavia e designa a duca di Milano uno Sforza di cui controlla il governo. Questi nel '35 muore senza eredi. Succedono anche formalmente, agli Sforza, gli Asburgo; in pochi decenni la maggior parte della Lombardia è passata da una vetta d'orgogliosa vitalità al dominio spagnolo, che del resto ha riflessi su tutta la penisola.
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