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C'era una volta uno Stato; e c'erano le sue ferrovie, che, guardacaso, si chiamavano Ferrovie dello Stato. In tutte queste ferrovie la tariffa era una sola. 10 km di treno costavano 600 lire (nel 1990) in Piemonte, in Sicilia, dappertutto.
Poi a metà degli anni '90, prima ancora che la competenza del trasporto regionale passasse alle Regioni, le FS pensarono di istituire tante direzioni regionali, con lo scopo di seguire meglio il "mercato" della domanda di ciascuna regione. Fu un'idea corretta, che portò a una maggiore attenzione al viaggiatore pendolare, ma portò anche un curioso effetto collaterale: in ogni Regione, le FS fissarono tariffe diverse. Non diversissime - giusto quelle due o trecento lire - ma sufficienti, ad esempio, a non rendere "intercambiabili" da una regione all'altra i comodi biglietti a fascia kilometrica con cui, proprio negli stessi anni, si mitigavano gli effetti della chiusura di un gran numero di biglietterie tradizionali.
A partire dal 2001, la competenza del Trasporto regionale passò alle regioni e, con essa, la possibilità di fissare i prezzi. Alcune - Lombardia in testa - continuarono ad aumentare le "proprie" tariffe, che si discostarono sempre più da quella Tariffa Nazionale, che pure sussisteva, e sussiste ancor oggi, per i viaggi che interessano più regioni (esclusi naturalmente i treni con supplemento Intercity o Eurostar).
Nel contempo, proprio dallo stesso 2001, la Tariffa Nazionale smise di subire rincari. Come mai? Boh, forse perché si dimenticarono che esisteva... Forse per il fatto che è l'unica presente nel Paniere Istat e quindi l'unica che influenza l'inflazione (i prezzi degli Eurostar, così come delle tariffe regionali possono anche raddoppiare, ma l'inflazione cresce solo se rincara la Tariffa Nazionale!).
Il risultato è che oggi la Tariffa Nazionale è circa il 20% più economica delle tariffe delle Regioni (escluse quelle del Sud, che sono ancora assai simili alla tariffa nazionale).
Ecco dunque che riuscire a pagare un biglietto o un abbonamento a tariffa nazionale significa risparmiare una buona percentuale. Come si fa? Con lo "scavallo" - usando il termine con cui la cosa è stata divulgata da un articolo di Repubblica nell'ottobre 2004 (vedi la scansione dell'articolo: pagina 1 e pagina 2, 200 kB ciascuna).
Se Piacenza-Milano si paga con la (costosa) tariffa Lombardia, il biglietto dalla stazione immediatamente successiva, cioè Pontenure, si paga a Tariffa Nazionale, e quindi, pur essendo un viaggio lungo 9 km in più, in realtà costa di meno.
Ecco chi è l'esercito di Pontenure: è costituito dalle centinaia di pendolari Piacenza-Milano che per risparmiare fanno il biglietto dalla stazione prima: più kilometri, ma prezzo inferiore.
Naturalmente la stessa cosa avviene a tutti gli altri confini: Valmadonna-Milano invece di Mortara-Milano, Verona-Milano invece di Peschiera-Milano, S.Giuliano Piemonte-Genova invece di Tortona-Genova e così via.
Non c'è molto da commentare. Il "trucco" è perfettamente legittimo (le norme FS non vietano di cominciare un viaggio in una stazione successiva a quella da cui si paga il biglietto), ed è una conseguenza ovvia dell'attuale sistema tariffario.
Se le Regioni non avessero fatto aumenti tariffari consistenti, in taluni casi ben oltre l'inflazione, oggi non sarebbero a piangere la "fuga" di introiti (i biglietti a tariffa nazionale vengono ripartiti tra le Regioni in modo assai più indiretto di quelli a tariffa regionale).
Piuttosto ci si domanda quale sia il "valore aggiunto" di 21 tariffe diverse, per una sola nazione e una sola impresa ferroviaria. I pochi centesimi di Euro che le discostano una dall'altra non paiono giustificare le complicazioni legate alle gestione di così tante tariffe.
Una tariffa nazionale unica - sia pure un po' più costosa dell'attuale tariffa nazionale - sarebbe probabilmente garanzia di un sistema più trasparente e pulito per tutti.