Dal Libro bianco a cura di "ITALIA NOSTRA", sezione di Milano, Itinera Edizioni, 1979.
Una serie di foto, in un bianco e nero "ruvido" ed essenziale, che mostrano quello che, negli anni '70, era percepito come degrado urbano. Oggi molte cose vanno meglio, vari ambienti sono stati recuperati, i segni dei bombardamenti - nel 1979 ancora tanto diffusi - sono pressoché scomparsi. Cionondimeno, alcune scene di allora mi sembrano, per così dire, più vere e oneste di quello che ho di fronte oggi, del diluvio di graffiti, ma anche di un cemento che si è moltiplicato, si moltiplica senza pari.
Un volume celebrativo, edito dal Comune, a dieci anni dalla fine della Guerra, con dedica dattiloscritta "all'alunno Mario Beninati, perché impari a conoscere e ad amare la sua città". Ne esce il quadro di un tessuto urbano in profondo rinnovamento, animato da una sincera fiducia nel benessere riconquistato, frutto di un popolo "con dentro il cuore tutta un'Italia da ricostruire" (G. Gaber).
Il libro confronta appunto, in preciso contrappasso, le macerie del 1945 con la ricostruzione ormai compiuta, dieci anni dopo: palazzi lindi e dignitosi, anche quando non erano signorili, o erano addirittura erapopolari. E un via vai continuo di tram a carrelli, in mezzo a strade popolate di Topolino e Lancia - mancava ormai pochissimo alla rivoluzione della Fiat 600! - che riempiono il centro della città, ma lasciano ancora deserte quasi tutte le periferie.
AGGIORNAMENTO: L'articolo Ancora sui 10 problemi nel frattempo è stato preparato. Gli aspetti che seguono, tuttavia, per il momento non sono stati ancora ripresi in un nuovo articolo: per essi continua a valere la descrizione che se ne fa qui.
Nuove pagine dei problemi, e anche di molti altri scempi "che gridano vendetta"... ecco qualche tema
Gli appassionati di vecchia data se le ricordano senz'altro, ma ai giovani (e anche ai semplici pendolari) vale la pena di rammentarlo: nel 1983 le FS ordinarono 25 locomotive a corrente alternata monofase, come esperimento (deciso da una legge dello Stato) allo scopo di rendere più competitiva l'industria ferroviaria nazionale in questo particolare segmento di mercato, allora promettente nei paesi dell'est ed extraeuropei. Siccome non esistevano in Italia linee a corrente alternata, si decise di elettrificare in questo modo la dorsale sarda Cagliari-Sassari, la cui separazione dal resto della rete
Le locomotive vennero consegnate intorno al 1989. L'elettrificazione della dorsale invece non venne mai completata, se non per un tratto intermedio di meno di 20 km. Risultato: le 25 locomotive dei gruppi E.491 ed E.492 non hanno mai funzionato, se non per brevi prove. Per almeno tre volte le FS hanno tentato di rivenderle all'estero (nei primi anni '90, intorno al 2000 e ancora verso il 2005), senza alcun esito. Oggi le macchine esistono ancora, Marco Cantini le ha appena fotografate in triste parata a Livorno, ma non servono a nulla: mentre una vecchia E.636 basata sull'elettrotecnica degli anni Quaranta, potrebbe viaggiare benissimo ancora oggi, l'elettronica di vent'anni fa ormai è "preistoria", specie su una macchina che non ha mai funzionato (e quindi non ha maturato alcuna esperienza d'esercizio).
Quanti soldi sono stati sprecati? Al prezzo di oggi, una locomotiva costa almeno 3 mln Euro, quindi il valore a nuovo supera i 75 mln, quanto basta per pagare il servizio regionale della Sardegna per 2 anni (o quello di tutte LeNORD per più di un anno). Ma questo rischia di essere poca cosa rispetto a tutto l'investimento inutilizzabile sull'infrastruttura: pali, linea aerea, sottostazioni... Che tristezza.
Che cosa costa di più: fare, disfare, non fare o fare a metà?
1. Fare
Ogni tanto qualcuno mi accusa di essere un "ambientalista del no"... Chi può dirlo, forse lo sono davvero. Però quando vedo la ferrovia che è diventata un'infrastruttura faraonica, in cui c'è più cemento che ferro, e più ferro che treno, comincio a capire come mai il cittadino medio veda anche la ferrovia come un potenziale nemico: qualcosa da cui spremere, come minimo, una lunga serie di opere di compensazione
L'immagine dovrebbe rappresentare una tratta della nuova Bari-Taranto (non ne sono ancora sicuro, devo controllare, ma l'aspetto resta eloquente in ogni caso).
2. Disfare.
Tra gli scempi che gridano vendetta, non possono mancare le chiusure storiche di ferrovie bellissime. Sono state tante, ma ce n'è stata una che fu la più immeritata, la più colpevole, la più triste. Sto parlando della Ferrovia delle Dolomiti, da Calalzo a Cortina e a Dobbiaco. Le pagine di Evaldo Gaspari, tratte da quello che è forse il più affascinante libro ferroviario che abbia mai letto, aiutano a ricordare e a capire le (non)ragioni di questo scempio.
3. Non fare
Avete mai provato a percorrere la Ferrovia del Gargano fino al suo capolinea di Peschici - Calenella? Come tutte le stazioni con il doppio nome, deve mettere in allarme, e far domandare: dove diavolo si trova? E difatti il capolinea di Calenella è letteralmente nel nulla, non è nemmeno a fianco della spiaggia. Peschici, il centro turistico più importante del Gargano, è lontana quasi 5 km di curve e salite, assolutamente improponibili a piedi, nemmeno come passeggiata.
E pensare che basterebbero poco più di 2 km di linea per arrivare se non a Peschici (che è in cima alla collina), almeno alla sua spiaggia e al suo porto. Una volta tanto una galleria non sarebbe uno scempio, ma un atto assolutamente dovuto, il modo per dare un senso e un'utilità a una ferrovia comunque bellissima.
E allora, quanti viaggiatori si perdono (o meglio: si fa in modo che non siano mai esistiti) per non aver fatto qualcosa di necessario?
4. Fare a metà
I lavori della nuova linea ferroviaria Ferrandina-Matera, destinata a collegare il capoluogo lucano con la Battipaglia-Taranto, iniziarono nel 1986. Ecco il risultato vent'anni dopo, grazie alle bellissime viste a volo d'uccello del local.live di Microsoft.
Abbiamo seri dubbi sull'utilità che potrebbe avere questa linea (allacciata a una Battipaglia-Taranto su cui non passa praticamente nulla, per di più in modo tale da richiedere un'inversione di marcia se si arriva dal capoluogo regionale di Potenza, infine con un capolinea sperduto in mezzo alla campagna, secondo i migliori canoni della "moderna" ferrovia italiana). Una cosa è certa: se, come è assolutamente probabile, i lavori non saranno mai completati, sono stati soldi gettati al vento. Amen.
E allora, l'ho già detto, ma continuo a ripeterlo. Quando ci si dispera perché "i soldi sono finiti", non ci si dovrebbe invece chiedere se sono stati buttati via?
E il più delle volte, quando non ce ne sono per pagare i servizi - cioè la vera cosa che interessa al viaggiatore - non è che sono stati buttati via nelle infrastrutture, nel ferro e nel cemento?
E' necessario tornare sull'argomento, quattro anni dopo l'articolo sulla Riforma delle ferrovie? Forse no, per il semplice fatto che... non è cambiato nulla. Ma è una questione importante, su cui si rischia di prendere forti cantonate (in buona o mala fede). E allora aspettatevi qualche precisazione...
Altri aspetti ferroviari in preparazione riguarderanno l'integrazione tariffaria, autentica "chimera" delle strategie di mobilità della Regione Lombardia, il tracollo del servizio merci (con un elenco di decine di raccordi industriali costruiti grazie a sussidi e mai entrati in funzione o entrati in funzione e presto abbandonati), qualche connessione tra SCMT e strategie protezionistiche del gruppo FS.
E per la parte più didattica: un'analisi sui modi differenti di progettare un orario, la nuova sezione fotografica "FS Classic" con immagini di treni assai più "veri" di quelli di oggi, e altro ancora.
Ancora una volta, una Rossa del Touring diventa prezioso documento storico, specie se si tratta della prima edizione del volume sulle Colonie (acquistata un paio d'anni fa all'incredibile prezzo di ... 1 Euro!).
E allora da quelle pagine, in mezzo alla precisione del rendiconto di un turismo evidentemente d'elite, emerge una sensazione più autentica, inaspettata e non retorica, di un colonialismo che davvero pensava di "portare la civiltà" alle genti africane, prima di tutto attraverso il lavoro e la fatica del colono.
L'articolo riporterà vari passi della guida, selezionati tra le oltre 500 pagine dell'originale.
Qualche argomento un po' più leggero... una passeggiata in città con i classici tram Rivarossi, sul bell'impianto di Claudio Vianini.
Continua la rassegna di cineprese e macchine fotografiche d'epoca, analizzate.. . di fuori e di dentro.