Scritto a febbraio 2008.
Aggiornato a gennaio 2010.
Si aggirano per il Paese alcune strane leggende, ad esempio che le tariffe italiane siano le più basse d'Europa, oppure che per fare un servizio più efficace servano sempre molti più soldi. Ma è proprio così? Servono più soldi o soldi ben spesi?
Proviamo a vederlo con un paio di esempi illuminanti che, per una volta, non parlano di ferrovia, ma di trasporto pubblico urbano e suburbano.
Prendiamo un Comune, nemmeno troppo piccolo, dell'hinterland milanese, dotato di una stazione servita da una bella Linea S.
Non diremo il nome di quel Comune, anche se forse qualche lettore sarà in grado di individuarlo, in base ai dettagli che, inevitabilmente, dovremo fornire per illustrare i fatti.
Possiamo garantire che tutto quello che racconteremo è assolutamente vero, purtroppo, e si riferisce alla situazione dell'autunno 2007. Alla fine nell'aggiornamento di gennaio 2010, diremo come si è conclusa la vicenda.
Il nostro Comune intende valorizzare la presenza della linea S - un treno ogni 30 minuti, tutto il giorno e tutti i giorni - istituendo un servizio di autobus urbano che porti i viaggiatori in stazione.
Ma portare i viaggiatori in stazione equivale a portarli sul treno?
Forse sì, e forse no. Dipende da come sono fatti gli orari del treno e quelli dell'autobus.
Consideriamo il percorso da Milano al nostro Comune, utilizzando i treni diretti al capolinea esterno (vedi figura). Gli autobus partono dalla stazione due volte all'ora, normalmente ai minuti 08 e 38, mentre i treni sono arrivati ai minuti 15 e 45.
Gli autobus partono sempre 7 minuti prima dell'arrivo del treno, e pertanto costringono chi dovrebbe usarli ad una disarmante attesa di 23 minuti. Non ci stupiremmo se scoprissimo che non li usa nessuno, pur passando in una zona ricca di uffici e abitazioni.
Osservando gli orari, si vede che per gli autobus è prevista una sosta di quasi 10 minuti in stazione, come se la linea fosse progettata per portare i passeggeri al treno (arrivando qualche minuto prima del passaggio dei treni) e ripartire dopo aver atteso la discesa dei passeggeri da caricare.
Ma questa sosta è sbagliata perché non è affatto "sincronizzata" sull'orario dei treni, quindi è inutile e addirittura ridicola: i viaggiatori del bus si domanderanno perché mai devono attendere quei 10 minuti senza che passi mai alcun treno!
Gli orari della Linea S |
I minuti di partenza sono indicati secondo la comodissima visualizzazione per ore, abituale all'estero (e quasi sconosciuta da noi...). |
Gli orari del bus in non-coincidenza |
Questi sono invece gli orari del bus, con l'inutilizzabile sosta in stazione. Nella direzione opposta gli orari sono del tutto simili (arrivo a 00 e 30, con sosta di 10 minuti). |
Se guardiamo il percorso in senso inverso, dal nostro Comune a Milano, il tempo di attesa è un po' minore ma comunque eccessivo. Il bus arriva al minuto 29 e 59 e il treno riparte al minuto 14 e 44: si deve quindi attendere un quarto d'ora per un interscambio che richiede solo pochi passi, meno di un paio di minuti.
Ma queste attese sono proprio inevitabili? O a chi ha progettato gli orari del bus è sfuggito qualche dettaglio, magari un dettaglio fondamentale?
La nostra Linea S è disegnata secondo le moderne regole di progettazione degli orari, ed è pertanto non solo cadenzata ma anche simmetrica.
Ai lettori più attenti non sarà poi sfuggita una situazione particolare: la stazione nel nostro Comune è un nodo 15/45. Come insegna la teoria del cadenzamento simmetrico, su una linea con frequenza di 30', in un nodo 15/45 i treni delle due direzioni si incrociano.
E' casuale che la nostra stazione sia proprio un nodo (la scelta dell'orario era condizionata da molti altri vincoli), ma sicuramente questa è la situazione migliore per organizzare un servizio di bus in corrispondenza con il treno.
Allora facciamo una magia: ruotiamo gli orari del bus in avanti di 10 minuti, tutti quanti, in modo da renderli anch'essi simmetrici rispetto al minuto 00.
Davvero una magia! Adesso tutte le coincidenze in ogni possibile direzione avvengono in soli cinque minuti.
L'«orologio» della stazione, sbagliato e corretto |
La situazione attuale |
Come dovrebbe essere
Abbiamo "ruotato" i bus (frecce arancioni) di circa 10 minuti in senso orario. Ora il tempo di attesa è di 5 minuti, da qualunque direzione a qualunque altra, comprese anche quelle relative al capolinea periferico. Tutto il giorno, per tutte le corse. |
Un nostro amico, che è un po' puntiglioso di suo, e conosce bene come si progetta un orario, ha provato a scrivere al Comune, segnalando il problema e la possibile soluzione.
Gli è stato risposto che gli orari erano stati studiati per "favorire le partenze in direzione Milano dove si genera il maggiore afflusso di utenti" e che pertanto "non è possibile variare l'attuale struttura degli orari se non rendendo critica anche la partenza per Milano che risulta quella da favorire".
Ovviamente, oltre a non capire la semplice soluzione, ci si è dimenticati che i cittadini che vanno a Milano al mattino utilizzando l'interscambio "favorito" (di 15 minuti!) sono poi gli stessi che la sera dovranno tornare a casa, attendendo ben 23 minuti il loro bus!
Ma la vera conclusione che ci preme sottolineare è un'altra. La risposta del funzionario comunale prosegue così: "La prossima gara sul trasporto pubblico locale andrà a sanare la criticità dell'arrivo alla stazione, con l'aumento delle corse nelle ore di punta.".
Ecco dunque la morale: anziché progettare correttamente il servizio, si pensa di spendere più soldi, in modo da "mascherare" l'incapacità progettuale con un maggior numero di corse. E' infatti evidente che se ipoteticamente si raddoppiassero le corse, il problema delle attese sarebbe risolto, ma nondimeno una corsa su due resterebbe del tutto inutile!
Quanti altri casi come questo consumano - anzi dilapidano - risorse pubbliche, senza portare frutto?
Quante volte si rivendica il bisogno di più risorse, solo perché non si sanno utilizzare bene quelle che si hanno?
Quante volte gli stessi cittadini sono portati a pensare che spendere di più sia l'unica soluzione, perché nessuno ha raccontato loro "una scomoda verità"?
Sarebbe bello poter dire che questo articolo ha contribuito alla risoluzione del problema. Invece no: c'è voluto un programma televisivo, Striscia la Notizia, che, indipendentemente da quanto scritto in queste pagine, ha fatto un servizio su questa sfortunata stazione in cui "l'autobus arrivava sempre al momento sbagliato". A questo punto possiamo anche dire di che stazione si trattava. Era Segrate, sulla linea S5 Varese-Pioltello. Dopo quel servizio, magicamente, gli orari sono andati a posto. Eccoli nella versione pubblicata dall'operatore Caronte (gruppo Conbus) con validità dal 6 ottobre 2008.
Gli orari del bus messi a posto |
Come si vede, ora gli orari del bus rispettano il "nodo" 15/45: arrivano intorno a 10 (o 40) e ripartono a 20 (o 50). E visto che le coincidenze ora ci sono, si possono anche divulgare, aggiungendo le righe "Passante in partenza per Milano" e "Passante in arrivo da Milano". Bella fortuna, stare su un nodo 15/45, eh?! |
Da ultimo notiamo un'altra cosa. Ora che il Comune di Segrate ha sistemato i propri orari dei bus per essere "sincronizzati" con i treni, che cosa penserebbe (e che cosa penserebbero i suoi cittadini) se, al prossimo cambio orario, gli orari dei treni venissero stravolti? La stabilità del sistema è un pregio e una necessità, quanto più il sistema stesso è articolato e interconnesso.
Negli scorsi anni, molti servizi a lunga percorrenza - che non dipendono dalle Regioni, ma che dovrebbero costituire l'ossatura del trasporto ferroviario - sono stati "fatti e disfatti" ad ogni cambio orario, stravolgendo nodi e sistemi.
Stando sempre in zona, la decisione di portare a Treviglio la S5 per l'intera giornata (e non la S6 inizialmente prevista) è stata dettata dal fatto che a dicembre 2008 il servizio a lunga percorrenza degli Eurostarcity Milano-Venezia è stato ridisegnato e, di conseguenza, Treviglio si è trasformato da un nodo 15/45 (come era stato progettato negli anni precedenti) in un nodo 00/30. A questo punto la S6 avrebbe perso tutte le coincidenze, e la modifica è diventata indispensabile. Meno male che si è fatto in tempo a farla! Grazie anche, stavolta, alla collaborazione della Direzione Regionale Lombardia di Trenitalia.
Esiste poi una vera e propria leggenda metropolitana, più forte di qualunque altra, secondo cui le tariffe italiane sono troppo basse.
Di solito, di fronte a una simile leggenda, si dà la risposta più facile: anche la qualità italiana è bassa. Cioè a un trasporto pubblico mediocre non possono che corrispondere tariffe mediocri.
In realtà riteniamo che la risposta corretta sia un po' più articolata, pur restando in senso lato un confronto tra tariffe e qualità offerta. Cominciamo con due considerazioni:
E allora proviamo a passare in rassegna quello che abbiamo incontrato in due città francesi qualunque: Strasburgo e Mulhouse, di cui abbiamo già raccontato per immagini la gita di settembre 2007.
Vi sarebbe poi da valutare tutta la questione degli spostamenti di tipo suburbano: un altro cardine della leggenda metropolitana italica si basa infatti sul considerare solo le tariffe urbane. Per semplicità, anche noi abbiamo fatto così, ma torneremo presto su questo aspetto, scoprendo che non appena si varchi il confine comunale del capoluogo, i prezzi del trasporto pubblico fanno un salto cospicuo. All'estero gli abituali meccanismi a zone, pur sempre proporzionali alla distanza che si deve compiere, evitano di penalizzare chi risiede appena fuori dal capoluogo.
E' forse fantascienza, questa?
Inutile dire che con un servizio simile, a Strasburgo e Mulhouse i tram sono sempre colmi di viaggiatori...
Informazioni giuste al posto giusto |
La dotazione standard di tutte le fermate tranviarie di Mulhouse: emettitrice, mappa della città, "zoom" sul quartiere, principali condizioni di trasporto, dettaglio di tutte le tariffe. Gli orari sono presentati sulla palina e sul relativo display in tempo reale.
Va detto che Milano, che ha mappa e orari a ogni fermata, si trova in una condizione apprezzabilmente "europea", ma la media italiana è ben al di sotto, e a volte è già un miracolo trovare la nuda palina di fermata(!). |
Su ogni tram (qui a Strasburgo) è riportato lo schema della rete, con la chiara indicazione di tutte le fermate e le corrispondenze. Ancora una volta bisogna sottolineare la situazione positiva di Milano, dove almeno la metropolitana è ricchissima di mappe della rete (con tanto di indicazione delle Linee S ferroviarie). Sui nuovissimi treni della Metro A di Roma, invece, ci sono ben 6 schermi pubblicitari in ogni vettura, eppure manca la carta della rete metropolitana: c'è solo il tracciato della linea stessa, di modo che è impossibile orientarsi tra le stazioni della Metro B o delle altre linee FR. |
Vere politiche commerciali |
Non solo le tariffe vengono elencate a ogni fermata, ma vengono anche pubblicizzate con appositi manifesti a bordo. Qui si reclamizza il biglietto giornaliero di Mulhouse, precisando che il biglietto timbrato al sabato vale anche per tutta la domenica: appunto shopping a volontà! |
Ecco infine lo spazio per le bici, sui tram di Strasburgo, con la sola esclusione delle fasce 7-9 e 17-19. |
Tecnologia o efficacia? |
Su tram e autobus non c'è alcun sistema di ritenuta per le carrozzine dei disabili, ma un semplice spazio dove collocarle.
In Italia tutti i tram e gli autobus dell'ultimo decennio sono "attrezzati per i disabili", con sistemi di ritenuta, pulsantiere di comando, chiamate di emergenza e annesso bagaglio di tecnologia (sicuramente non economica). Eppure giuro che non ho mai visto un disabile su un autobus o un tram italiano. |
Forse, una volta raccontato tutto questo, c'è qualche leggenda da modificare.
Proprio mentre scriviamo queste note, la Regione Lombardia sta portando avanti un tavolo di lavoro con tutti gli altri soggetti istituzionali e aziendali, per affrontare il "problema del trasporto pubblico", all'insegna della ricerca di nuove risorse e del risparmio sui costi.
Ci piace ricordare un intervento fatto proprio in occasione della prima riunione, nel dicembre 2007: "In provincia di Milano esistono autobus che circolano desolatamente vuoti. Se in un'area ristretta come questa si concentrano 4 milioni di abitanti, eppure ci sono autobus vuoti, vuol dire che c'è prima di tutto un problema progettuale del trasporto pubblico".
Un problema di orari, di informazioni, di strategie tariffarie. Vogliamo pensarci?
Argomenti correlati: