Tagli alle ferrovie: la vera situazione del 2011
Scritto a ottobre 2011 (alcuni aggiornamenti a marzo 2012)
Autunno 2011: le Regioni incominciano a tagliare sul serio i servizi ferroviari. Hanno torto? Hanno ragione? Quali soldi sono stati tagliati davvero? Chi sta barando?
Proviamo a rispondere, sfruttando la traccia che ci viene offerta dalle domande del consueto questionario Pendolaria di Legambiente. Parleremo a livello nazionale, ma mostreremo anche più in dettaglio quello che è stato fatto in Lombardia, dove senza ombra di dubbio non è stato tagliato neanche un treno, anzi: ne sono stati aggiunti di nuovi. Vediamo come è stato fatto.
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La situazione dei tagli per il Trasporto Pubblico Locale (TPL) nell'anno 2011 è legata agli effetti del DL 78/2010. La riassumiamo per punti, a livello nazionale.
- La Manovra 2010 (DL 78/2010) ha tagliato alle Regioni 4 miliardi di Euro nel 2011 e 4.5 miliardi dal 2012, su un monte totale di 5.1 miliardi di "trasferimenti" complessivi alle Regioni, riguardanti i settori più vari, anche se con una quota significativa relativa al TPL.
- Di questo totale, i trasferimenti più direttamente legati al TPL valevano nel complesso 1625 milioni, dei quali le risorse per Trenitalia (1181 milioni) rappresentavano la voce più rilevante. Per completezza, le altre voci relative ai trasporti erano: Iva contratti di servizio ferroviari (148 M€), fondo manutenzione ferrovie regionali (42 M€), annualità 2011 del fondo materiale rotabile "comma 1031" (94 M€), fondo sostituzione bus (160 M€).
- La scelta di quali settori tagliare, all'interno delle 42 singole voci che componevano questi 5.1 miliardi, è stata fatta dalle stesse Regioni, che hanno scelto di salvaguardare per intero le voci Edilizia sanitaria e Salute pubblica, nonché 372 milioni dei 1181 complessivi della voce Trenitalia (decisione della Conferenza delle Regioni dell'11/11/2010).
- Non sono state invece tagliate le risorse per le Ferrovie regionali, che risultavano già "fiscalizzate" (cioè finanziate con una quota dell'accisa sul gasolio, vedi paragrafo più sotto) e che continuano ad essere erogate come da Tabella 1 della Finanziaria 2008 (L 244/2007, 670 M€ totali).
- Successivamente a questi tagli, l'Accordo Governo-Regioni del 16/12/2010 ha promesso di recuperare risorse una tantum per Trenitalia, fino a 1272 milioni, per il solo anno 2011. Queste risorse sono state reintegrate "a pezzetti" (più dettagli):
- 372 M€ di trasferimenti mantenuti solo per il 2011, come detto sopra [DLgs 422/97 art. 9]
- 425 M€ da distribuire "con premialità" [L 220/2010 art. 1 c. 6]
- 50 M€ integrativi, da distribuire anch'essi con premialità [L 220/2010 art. 1 c. 7]
- 400 M€ inizialmente facenti capo al Fondo Sociale Europeo [L 220/2010 art. 1 comma 29], poi diventate il nuovo Fondo per il TPL [D.Lgs. 68/2011 art. 40 c. 2]
A titolo di curiosità, ma anche per rendere l'idea di quanto sia tristemente degenerata la legislazione di questo Paese, la seconda norma citata non ha cancellato o sostituito la prima, di modo che, formalmente, oggi i 400 milioni compaiono due volte. Solo il buon senso suggerisce di pensare che nessuno regalerebbe 400 milioni in più, e quindi "prima o poi" qualcuno cancellerà la prima norma, o comunque non le darà seguito.
- 25 M€ ulteriormente integrativi [D.Lgs. 68/2011 art. 40 c. 2]
- Nella misura in cui l'Accordo venga rispettato, è evidente che i contratti Trenitalia risulterebbero integralmente coperti, e anzi con una piccola eccedenza (1272-1181 = 91 M€).
Considerando anche le altre voci di TPL il bilancio resta moderatamente negativo (1272-1625 = -353 = -22%) anche se va tenuto conto che molte di queste voci erano relative a investimenti e quindi non hanno un impatto del tutto paragonabile a un taglio in spesa corrente (cioè un taglio dei treni circolanti), ma comportano solo la necessità di annullare investimenti previsti: non è certo una cosa bella, ma è meno drammatica.
- Il problema maggiore che è emerso nel corso del 2011 è però che l'Accordo non è stato ancora attuato:
- di tutte queste risorse, ad ottobre 2011 risultano ripartiti e assegnati alle Regioni solo i 372 milioni, cioè la quota residua sopravvissuta di quelle che erano le risorse tradizionali;
- sembra che i 50 e i 25 M€ non ci saranno proprio.
In particolare i 50 M€ derivavano da "risparmi" relativi alle Regioni a Statuto Speciale; che cosa questo significasse si è capito proprio ora, quando è stato detto che i soldi non c'erano più: il Ministero prevedeva di riuscire ad affidare le competenze dei servizi di Sicilia e Sardegna alle rispettive Regioni sin dall'inizio del 2011, e quindi di risparmiare questi 50 milioni. Ma le due Regioni paiono tutt'altro che desiderose di prendersi in carico le proprie ferrovie (ricordiamo che il trasferimento di competenze alle Regioni a Statuto Speciale è andato molto più a rilento e appunto è ancora oggi incompleto). Così i soldi nel frattempo sono stati spesi... In quanto agli altri 25, li avrà evidentemente spesi qualcun altro.
- Aggiornamento: effettivamente non c'erano, di modo che il vero valore finale dell'Accordo è di 1197 M€ anziché 1272.
- il riparto dei 425 milioni è rimasto bloccato per mesi dal contenzioso tra poche regioni favorevoli a dare un forte peso ai criteri premianti (in linea con la legge che stanziava questi fondi) e la maggioranza delle regioni, che riteneva iniquo applicare questi criteri in maniera sostanzialmente retroattiva e invocava il riparto nelle proporzioni tradizionali (immutate ormai dal 2000 e oggettivamente superate).
Ognuno aveva una certa parte di ragione ma è stata anche un'occasione persa, perché era la prima volta che una legge dello Stato introduceva dei criteri premianti, sia pure imperfetti. Alla fine l'accordo tra le Regioni, faticosamente raggiunto, ha previsto di ripartire secondo i criteri premianti soltanto il 25% dei 425 milioni e il resto secondo le vecchie percentuali. Ad oggi comunque questa proposta non è stata ancora formalmente accettata dal Ministero dell'Economia;
- il riparto dei 400 milioni è stato fatto solo a fine ottobre.
- Nelle more del rispetto dell'Accordo, alcune Regioni (tra cui la Lombardia) hanno scelto di pagare Trenitalia anticipando risorse proprie; altre Regioni hanno scelto di non pagare Trenitalia o di pagarla solo in parte.
- Anche i 430 milioni previsti per Trenitalia nel triennio 2009-11 (L 2/2009) risultano ad oggi erogati all'Azienda solo in minima parte (un anno su tre). Pure questo è un fenomeno curioso, perché l'oggettiva vittoria di FS del 2009 rischia di ridursi a una conquista puramente formale, fin tanto che tutti quei soldi rimangono solo "promessi" [aggiornamento: sono stati poi effettivamente erogati a Trenitalia a fine 2011].
Quindi sintetizzando per il 2011:
- A legislazione vigente non esiste per il 2011 un taglio di risorse significativo sui servizi ferroviari Trenitalia (né tanto meno sulle ferrovie regionali).
- Una quantificazione realistica del taglio delle risorse statali per il solo servizio ferroviario in spesa corrente nelle Regioni a statuto ordinario è pari a (1272-75+430+41+670)-(1181+41+430+670+148) = -132 M€ = -5%
dove 1272-75 = valore Accordo 16/12/2010 meno risorse successivamente mancanti; 430 = quota L 2/2009 per Regioni a Statuto ordinario; 41 = L388/2000 art. 52 (non tagliate); 670 = tabella 1 col.2 L 244/2007 per le ferrovie regionali (non tagliate); 148 = quota Iva; 1181 = risorse tradizionali per Trenitalia ex DLgs 422/97 art. 9.
- Esiste una forte criticità finanziaria dovuta alla mancata attuazione dell'Accordo Governo-Regioni (necessità delle Regioni di anticipare risorse statali).
- Esiste la necessità di ciascuna Regione di redistribuire all'interno del proprio bilancio il taglio complessivo di 4 miliardi effettuato sui più disparati settori, dall'ambiente all'agricoltura, dalle politiche sociali alla viabilità, ecc.; questo ha portato molte Regioni a tagliare in misura maggiore i servizi ferroviari.
- Molte Regioni anche fatto aumenti straordinari delle tariffe (fino al 20-25%), in modo, tra l'altro, da garantire un migliore equilibrio tra sussidi e ricavi da traffico.
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Al principio di marzo 2012, la Conferenza delle Regioni ha chiesto e ottenuto dal Governo lo sblocco dei 425 milioni che componevano l'ultima voce ancora mancante alle risorse statali del 2011 per Trenitalia, in base all'accordo del 16/12/2010. Quindi nulla di più del dovuto, anche se sulla stampa è spesso sembrato che arrivassero soldi in più.
Dettaglio non trascurabile, le Regioni hanno chiesto allo Stato che il riparto fosse fatto secondo i criteri di premialità a suo tempo condivisi, e previsti dalla legge che destinava questi fondi (L 220/2010 art. 1 comma 6), nonostante nel frattempo, in questo gran guazzabuglio, la legge in questione è stata pure abrogata (DL 201/2011 art. 30 c. 2). Se davvero lo Stato accettasse (a inizio marzo 2012 non è ancora certo), sarebbe la prima volta che viene usato un metodo di riparto nuovo, diverso da quello del 2000, ormai decisamente datato.
Il riparto è dunque questo:
Come si può vedere, si hanno spostamenti di risorse anche sensibili tra le Regioni, rispetto al riparto tradizionale (benché le percentuali si riducano a valori più modesti se si considera il monte totale dell'Accordo, pari a 1197 milioni, di cui questi 425 sono solo una parte). E' evidente comunque che la richiesta della Legge di procedere al riparto "previo parere favorevole della Conferenza unificata" [cioè delle Regioni] era largamente utopica. I più esperti fanno anche notare che il "parere favorevole" non è proprio previsto dalla normativa vigente: esistono solo il "parere" o l'"intesa"; anche questi dettagli evidenziano il triste livello a cui è giunta la legislazione italiana...
In ogni caso temiamo che questa sia la prima e l'ultima volta che sentiremo parlare di criteri premianti, perché l'Assessore al Bilancio della Lombardia e il Presidente dell'Emilia (nella sua veste di Presidente della Conferenza delle Regioni) hanno fatto un ragionamento del tipo: "il tema della premialità ha generato un tale livello di conflitto tra le Regioni, che il gioco non vale la candela, per i pochi milioni che tutto questo lavoro è riuscito a spostare, rispetto al riparto tradizionale". Un ragionamento politicamente comprensibile, e che tuttavia tocca temi piuttosto complessi, su cui cercheremo di tornare in futuro.
Per la Lombardia, si è scelto di procedere come segue:
- E' stato stimato il fabbisogno di risorse complessive per i contratti ferroviari per l'anno 2011, in base a tutti i servizi attivati ("valore teorico" dei contratti).
Questo è un passaggio importante: il taglio di cui diremo fra poco è stato operato non sulla "spesa storica" - come comunemente si fa in occasioni simili - ma sul fabbisogno del 2011, che quindi recepiva tutti i (tanti) nuovi servizi attivati dal 2009 a oggi (S1, S5, S6, S9...). Questo ha fatto sì che la riduzione di risorse totali per le ferrovie in Lombardia nel 2011 è in realtà più piccola dell'entità del taglio, ovviamente perché nel mentre sono cresciuti i servizi.
- Tutti i capitoli di bilancio contenenti risorse statali sono stati trasformati in "autonomi" (come fossero risorse regionali): si tratta di un artificio tecnico attraverso il quale il Bilancio Regionale ha assunto l'onere di fare da "camera di compensazione" rispetto ai ritardi nell'erogazione materiale delle risorse statali.
- Il valore teorico dei contratti è stato tagliato del 12%, con l'eccezione di Ferrovienord (rete regionale), che non è stata tagliata con la giustificazione formale che si trattava di spese legate alla sicurezza dell'infrastruttura.
- Si è stimato un valore prudenziale di risorse aggiuntive che avrebbero potuto arrivare dalla "premialità" prevista dalla normativa statale (riparto dei 425 M€) e lo si è sommato agli altri importi. Eventuali risorse eccedenti tale stima saranno reinvestite in nuovi servizi per gli anni futuri.
- La combinazione di tutti questi valori determinava un "deficit", rispetto al valore teorico dei contratti, pari a 24 M€ Iva inclusa (21.8 Iva esclusa). Una delibera di giunta regionale (dgr 1204, 27/12/2010) ha pertanto imposto a Trenord una riduzione dei corrispettivi di 21.8 M€, da compensare con i due aumenti tariffari (cfr. sotto) e con misure di efficientamento aziendale. Così facendo, le risorse a bilancio erano necessarie e sufficienti a pagare tutti i contratti, senza dover tagliare alcun servizio.
- Dal febbraio 2011 le tariffe ferroviarie sono state aumentate del 12.4% (10% di aumento straordinario + 2.4% di aumento pregresso del 2009, a suo tempo congelato come previsto dalla L 2/2009). Da agosto 2011 le tariffe sono state aumentate di un ulteriore 10% (aumento complessivo 22.4%).
L'aumento è identico per biglietti di corsa semplice e abbonamenti. Varie altre Regioni hanno aumentato in misura maggiore i biglietti: una scelta non del tutto positiva, perché le tariffe "oggettivamente basse" sono proprio quelle degli abbonamenti, mentre è sulla corsa semplice che l'automobile entra più facilmente in competizione con il treno.
- Per il 2011, in cui gli aumenti agiscono parzialmente nel corso dell'anno, il maggior introito dovrebbe compensare all'incirca solo il taglio. Negli anni seguenti, dovrebbe garantire un certo surplus di risorse, permettendo a Trenord di effettuare anche nuovi investimenti in materiale rotabile.
- Regione Lombardia sta pagando regolarmente tutte le rate contrattuali.
- Si noti infine che il taglio di 24 M€ è applicato in modo permanente (come è del resto logico, visto che anche l'aumento tariffario è ovviamente permanente). Il nuovo contratto unico in via di predisposizione con Trenord ridefinisce i valori unitari dei corrispettivi, di modo che il totale corrisponda al valore precedente meno il taglio.
A margine segnaliamo che il taglio totale operato dalla Regione Lombardia è stato di 99 milioni: oltre ai 24 milioni per le ferrovie, sono stati tagliati 58 milioni per le autolinee e 17 milioni di "compensazioni" per agevolazioni tariffarie varie (come la Carta Regionale di Trasporto). Mentre sulle ferrovie nessun servizio è stato tagliato, sul trasporto locale su gomma, ahimé, i tagli ci sono stati, anche in Lombardia. L'analisi è difficile e non disponiamo di dati precisi, ma temiamo si sia tagliato anche di più di quello strettamente legato alla riduzione dei finanziamenti pubblici. In altri termini si è colta l'occasione per un giro di vite, che probabilmente, come sempre in questi casi, faceva comodo a molti.
A un recente Tavolo sul TPL, sindacati, aziende e politici provinciali hanno sottolineato che si sono tagliati i servizi ma non si è licenziato nessuno. C'è stato un solo partecipante al tavolo, un rappresentante degli utenti, che ha fatto notare che tagliare i servizi senza ridurre il personale non è propriamente un esempio di efficienza, ma l'esatto contrario. Il vero problema è che purtroppo, al di fuori di Milano, delle corse per studenti e di pochi altri casi fortunati, le autolinee lombarde hanno un serissimo problema di reale utilità: se in un'area metropolitana di 4 milioni di abitanti, intere linee di bus circolano desolatamente vuote, siamo molto vicini a un fallimento totale. Il giro di vite ne è in un certo senso la presa d'atto e l'ovvia conseguenza. Come sempre in mancanza di vere idee progettuali.
Quindi sintetizzando, in Lombardia:
- I corrispettivi contrattuali di Trenord sono stati ridotti di 21.8 M€ = -5% circa sull'intero importo dei contratti, a pari servizio.
- Le tariffe sono state aumentate del 23.4%.
- Nessun servizio ferroviario è stato tagliato.
- È proseguito il programma di sviluppo del servizio ferroviario regionale.
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Proviamo ora a descrivere la situazione prevista per il 2012 (aggiornata a ottobre 2011), sempre a livello nazionale.
- Per il 2012 la Conferenza delle Regioni aveva scelto di concentrare sull'Edilizia sanitaria tutte le risorse sopravvissute al taglio di 4.5 miliardi. Di conseguenza nessuna risorsa del precedente regime di trasferimenti è rimasta a disposizione per Trenitalia.
- A partire dal 2011 la prima Manovra estiva [DL 98/2011 art. 21 c. 3] ha istituito un nuovo Fondo per il trasporto pubblico locale, con una consistenza di 400 milioni, che per ora rappresenta l'unica risorsa certa dal 2012 in poi.
- La seconda Manovra estiva (DL 138/2011) non ha aggiunto nulla a questa situazione, né in positivo né in negativo. Di conseguenza non viene reintegrato alcun trasferimento riguardante il TPL, già cancellato dalla Finanziaria 2010 (quel totale di 1625 milioni visto sopra).
- Non è previsto alcun reintegro anche per i 430 milioni che erano disponibili per Trenitalia nel triennio precedente (L 2/2009).
- Il taglio complessivo dei trasferimenti destinati al Trasporto pubblico locale dal 2012 è pertanto di 1655 milioni di euro, dato da 1625+430-400.
- La quota di questo taglio direttamente riferita ai contratti Trenitalia è pari a 1211 milioni (1181+430-400), che rappresentano il 65% del corrispettivo annuo Trenitalia (65% tagliato e 35% sopravvissuto).
- In questo senso, i tagli della manovra finanziaria dell'anno scorso (DL 78/2010) confermati dalla doppia manovra dell'estate 2011, per quanto riguarda il settore dei trasporti, si concentrano in maggioranza sul servizio ferroviario Trenitalia.
- Tenendo conto di questa situazione, nel mese di settembre 2011 molte Regioni hanno presentato pubblicamente lo scenario del 2012 con lo slogan "verrà tagliato un treno su due" ed è aperto il confronto politico con il Governo (che, per parere pressoché unanime delle Regioni, si sta finora dimostrando del tutto latitante).
Vale la pena di notare che la situazione attuale è significativamente diversa dal caso del 2007/2008. Là i soldi erano sempre gli stessi, ma Trenitalia aveva dichiarato che non bastavano più, ne voleva il 35% in più. Qui i soldi (statali, cioè la maggioranza) proprio non sono più previsti: esattamente quegli stessi che c'erano sempre stati, dal 2001 a oggi. Se questo vi sembra tutto tranne che un Paese serio, avete un motivo in più per pensarlo... E francamente, se fossimo nei panni della dirigenza FS, un po' più preoccupati lo saremmo, perché va bene ridurre i servizi, ma è evidente che non si può tagliarli del 65%, e la palla rischia di tornare a Trenitalia.
Nei panni degli utenti, siamo se possibile ancor più preoccupati, perché temiamo che, quand'anche si metterà una pezza al taglio (ancora una volta precaria, questo ci pare scontato) sarà assai probabile che "mancherà ancora qualcosina". Ma dopo aver creato tutto questo allarmismo nell'opinione pubblica, sarà facile far passare il messaggio: "vedete, vi avevamo annunciato che tagliavamo un treno su due, adesso invece sopprimiamo solo qualche treno qua e là, di quelli che trasportano quattro gatti, cosa volete che sia?". Con il rischio che i cittadini ringrazino pure... (più dettagli)
A guardare ancora più da vicino, non mancano altre sorprese. Il nuovo Fondo da 400 milioni si chiama "per il trasporto pubblico locale, anche ferroviario". Ma che cosa diavolo vuol dire quel "virgola, anche ferroviario"?
In realtà, come abbiamo visto, i tagli hanno interessato, almeno formalmente, proprio le risorse per Trenitalia. Il regime del resto del TPL non è cambiato: che senso ha, allora, fare un Fondo così formulato? Temiamo che la risposta sia fin troppo semplice. In questo modo il legislatore può andare da Trenitalia a dire "avete visto che ci sono i soldi per voi", sottointeso: l'anche è un proforma. Nel contempo alle aziende delle autolinee e relativi Enti Locali potevano dire "ma ce n'è pure per voi", sottinteso: fate valere l'anche. Questo crea ovviamente i presupposti per un contenzioso futuro che sarebbe stato tutto evitabile con una formulazione univoca.
Per Regione Lombardia le risorse statali per Trenitalia valgono 167 milioni, la quota della legge 2/2009 è di 86 milioni, mentre il nuovo Fondo TPL dovrebbe garantire almeno 57 milioni (unica risorsa ad oggi certa). Ne consegue che l'ammanco di risorse per Trenitalia ammonta a 167+86-57 = 196 milioni.
A questi si aggiungono 70 milioni legati alle altre voci di TPL tagliate dal DL 78 dell'anno scorso (Iva contratti di servizio ferroviari, manutenzione rete regionale, investimenti bus, ...) portando il taglio totale a 266 milioni.
I contratti ferroviari della Lombardia nel 2011, a valle del taglio già operato (24 milioni, compensati dal doppio aumento tariffario) valgono complessivamente 477 milioni, Iva esclusa, di cui 286 milioni sono relativi a Trenitalia (il resto sono LeNORD e rete Ferrovienord). Di conseguenza dal 2012, mancherà quasi la metà delle risorse per le ferrovie, formalmente concentrata sul ramo Trenitalia. Ricordiamo infatti che le risorse statali per le ferrovie regionali non sono state modificate (136 M€ per LeNORD/Ferrovienord) e il resto sono risorse autonome della Regione.
Tutto quello che descriviamo per il 2012 era di fatto già noto dal novembre 2010, quando la Conferenza delle Regioni aveva stabilito come ripartire il taglio di 4.5 miliardi. Tuttavia solo nel settembre 2011 hanno cominciato a rendersene conto un po' tutti e in particolare i governi regionali. Così sono cominciati a uscire dei messaggi volutamente provocatori, del tipo "dovremo sopprimere una corsa su due" o "raddoppieranno le tariffe", e via dicendo.
Sul tema, proponiamo qui un esercizio sicuramente accademico, ma ricco di significati e di chiavi di lettura.
Oggi in treno in Lombardia si hanno 650.000 spostamenti giorno.
Sopprimendo 1 treno su 2 si fanno queste ipotesi:
- metà dei viaggi continuano ad essere soddisfatti
- un quarto dei viaggi si sposta sul treno successivo al proprio (che non è stato tagliato)
- un quarto dei viaggi abbandona il treno e si muove in auto
Considerando un distanziamento di 45 metri tra un'auto e l'altra (rilevato sperimentalmente sulla nuova tangenziale di Brescia ad una velocità di circa 80 km/h) e un'occupazione media di 1,2 persone ad autoveicolo (assolutamente ottimistica in caso di pendolarismo) si otterrebbe:
- una coda di auto virtuale aggiuntiva da smaltire di circa 6.100 km (650000/4*0.045/1.2)
Inoltre per i viaggiatori che continuano a usare il treno:
- una perdita di tempo per i viaggiatori del treno soppresso (che aspettano quello della mezzora successiva, nell'ipotesi di una frequenza attuale media di 30 minuti) pari a circa 81.000 ore al giorno (650000/4/2), valorizzate in termini economici in circa 1 milione di euro persi al giorno (12 €/h), cioè almeno 300 milioni l'anno (una volta e mezzo il taglio);
- un aumento del grado di affollamento dei treni non tagliati pari a +25% (1/4 degli utenti che attende il treno successivo) cioè una media di affollamento in ore di punta oscillante tra il 150% e il 200% dei posti offerti.
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I 6.100 km di coda sono un messaggio fortemente evocativo, che ha avuto ampia eco sulla stampa. Facciamo sinceri complimenti a chi ha avuto la fantasia e la precisione di inventarlo. A noi fa ancor più riflettere l'altro dato, e cioè che il tempo "perso" in attesa del treno vale una volta e mezzo il risparmio derivante dal taglio (196 milioni in Lombardia): segno evidente di come i soldi pubblici investiti nelle ferrovie siano una risorsa per il Paese e non quello spreco percepito da troppi.
I giornali si sono sbizzarriti a immaginare questa coda infinita: il Corriere della sera ne ha colto lo spirito, titolando: "Una fila di auto da Milano a New York".
Se i soldi che erano disponibili fino a oggi non ci sono più, che cosa si può fare? Con che cosa si può sostituirli? Ricordiamo che non esiste paese al mondo in cui il trasporto locale si regga con i soli introiti da biglietti: il TPL è sempre sussidiato. Già questo semplice dato di fatto dovrebbe far capire il mix di ignoranza e malafede che permea questi tagli, ma tant'è. Di strade per trovare soldi non ce ne sono molte. Una delle più plausibili, anche se certamente non si tratta di un lampo di genio, è quella di ricorrere alle tasse sul carburante. E' ciò che passa sotto il nome di fiscalizzazione: vediamolo.
- La Finanziaria 2008 (L 244/2007) aveva già provveduto alla "fiscalizzazione" delle risorse per le ferrovie regionali (le ex concesse), cioè alla loro copertura con una quota dell'accisa sul gasolio, ovvero un pezzo delle tasse che si pagano acquistando il carburante. Questo è il motivo per cui oggi le risorse per le ferrovia regionali non sono state tagliate.
- La normativa vigente prevederebbe già la fiscalizzazione anche per le risorse Trenitalia, inizialmente disposta dalla stessa Finanziaria 2008, poi cancellata dal DL 78/2010, e infine formalmente reintrodotta con il DLgs 68/2011 (idee chiare, non c'è che dire...). La fiscalizzazione potrebbe essere la soluzione "strutturale" al problema, ma il disposto normativo non ha finora avuto alcun seguito pratico: in altre parole è scritto lì e basta.
- La fiscalizzazione può avvenire in due modi: sfruttando anche per Trenitalia una quota di accisa già esistente oppure istituendo una nuova accisa. La prima possibilità (già utilizzata per le ferrovie regionali) richiede ovviamente di "rinunciare a qualcosa", cioè a uno degli usi attuali dell'accisa. La seconda possibilità è politicamente più impegnativa, perché significa aumentare il costo totale del carburante. Il Governo sembra intenzionato non ad aumentare esso stesso l'accisa, ma a dare il permesso alle Regioni di farlo, soluzione un po' pilatesca ma meglio che niente.
- Ad esempio in Lombardia si possono fare questi conti:
- un incremento dell'accisa sulla benzina di 0,0258 euro/litro vale
63 milioni di euro/anno (questo sarebbe già applicabile dalle Regioni senza modifiche legislative, in quanto già previsto dal Dlgs 398/1990 nella misura appunto di 50 lire/litro)
- un incremento delle accise su gasolio e GPL di 0,0258 euro/litro vale
135 milioni di euro/anno (questo richiederebbe una modifica normativa statale)
- La somma dei due interventi si avvicinerebbe al fabbisogno richiesto per la Lombardia (200 M€), con un incremento del prezzo alla pompa dell'ordine dell'1,7% (2.58/160 €cent), cioè molto inferiore agli incrementi già subiti dai carburanti nell'ultimo anno (settembre 2010-2011: +21% benzina, +25% gasolio)
Queste stime sono desunte dai seguenti valori: in Lombardia le vendite di benzina corrispondono a 1793 milioni di tonnellate; Tale valore, diviso per un coefficiente di densità pari a 0,734 corrisponde a circa 2443 milioni di litri, da cui l'introito stimato. Per il gasolio e GPL le vendite corrispondono a 4,140 e a 0,144 milioni di tonnellate. Tale valore, diviso per un coefficiente di densità pari a 0,833 per il gasolio e 0,565 per il GPL corrisponde a circa 5255 milioni di litri.
Quindi sintetizzando:
- Per il 2012 una soluzione strutturale potrebbe arrivare dalla fiscalizzazione delle risorse per Trenitalia, in analogia con quanto già fatto nel 2008 per le ferrovie regionali.
- In mancanza della fiscalizzazione, ad oggi si hanno risorse statali certe per soli 400 M€.
- Il taglio del servizio in misura pari alle risorse mancanti appare difficilmente proponibile (vorrebbe dire rendere del tutto inefficace il servizio ferroviario regionale) ma vi è forte rischio che le Regioni applichino tagli minori ma reiterati e del tutto disorganici, in analogia a quanto già fatto da varie Regioni nel corso del 2011.
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AGGIORNAMENTO 3/2012 - Come è finita nel 2012? E' descritto nel nuovo articolo Finanziamenti alle ferrovie: il 2012 e una panoramica sul decennio scorso.
- Nessun servizio lombardo ha ricevuto limitazioni o soppressioni, temporanee o definitive, correlabili con l'incertezza delle risorse statali per il servizio ferroviario. Tutti i treni previsti nell'orario 2010 sono stati confermati e hanno circolato anche nell'orario 2011.
- Regione Lombardia ha proseguito il proprio programma di potenziamento, sviluppo e strutturazione del servizio che, nel corso del 2011 ha riguardato in particolare i seguenti ambiti:
- linea S9 Seregno-Milano: prolungamento da Milano ad Albairate con un treno ogni 30' tutti i giorni; contestuale velocizzazione della linea regionale Milano-Mortara (giugno 2011);
- servizio aeroportuale Milano-Malpensa: introduzione della nuova linea da Milano Centrale con un treno ogni 60' tutti i giorni, in aggiunta alla linea preesistente da Milano Cadorna (dicembre 2010).
I lettori più attenti potrebbero aspettarsi qualche commento a questo servizio, che per la prima volta ha messo in collegamento con Milano Centrale l'intera rete Ferrovienord, ma di cui si è ostinatamente pubblicizzata solo la destinazione finale dell'aeroporto: vedrete che ne parleremo prima o poi, con un po' di pazienza.
- potenziamenti vari, in particolare sulle linee S2 Milano-Mariano Comense, Regionale Milano-Asso, Regionale Luino-Gallarate, RegioExpress Milano-Chiasso-Bellinzona (nel corso del 2011);
- linea S13 Milano-Pavia: introduzione della nuova linea S con un treno ogni 30' tutti i giorni; contestuale velocizzazione della linea regionale Milano-Voghera (da dicembre 2011).
- Complessivamente la produzione di trenikm 2011 è cresciuta del 4% rispetto a quella 2010.
- Da febbraio 2011 sono state anche introdotte le nuove tariffe integrate regionali della famiglia "Io viaggio" che includono:
- "Io viaggio ovunque in Lombardia", abbonamento mensile per l'intero TPL lombardo (treno + bus urbano e interurbano) a 85 Euro (prezzo finale 99 Euro dal 2012); biglietto giornaliero per l'intero TPL lombardo a 15 Euro (in precedenza non esistevano abbonamenti e biglietti giornalieri intera rete);
- "Io viaggio in famiglia", ragazzi minori di 14 anni viaggiano gratis se accompagnati da un parente (in precedenza i minori pagavano il 50% in ferrovia e tariffe diverse sugli altri mezzi); inoltre sconto del 20% sull'acquisto del secondo abbonamento per i figli minori di 18 anni e gratuità dal terzo abbonamento in poi (in precedenza non erano previsti sconti);
- "Io viaggio TrenoCittà", abbonamenti mensili integrati treno + urbano per ciascun capoluogo di provincia (in precedenza esisteva solo TrenoMilano, per treno + urbano di Milano).
Questi nuovi titoli non sono l'integrazione tariffaria vera e propria, quella che in Lombardia si attende, un po' come una chimera, dall'orma lontano 2002, perché essendo titoli "intera rete" finiscono per rivolgersi principalmente a chi fa i viaggi più lunghi. Ad esempio sembra che la larga maggioranza di biglietti giornalieri a 15 euro sia venduta a Sondrio e Mantova (le città più lontane da Milano): percepire un biglietto di libera circolazione giornaliera semplicemente come uno sconto per raggiungere Milano dalle località più distanti è in qualche modo riduttivo, e significa che forse non si è proposto il biglietto più efficace. Tuttavia questi biglietti sono un primo passo, molto importante, quanto meno per aver "rotto il ghiaccio", e anche abbastanza unico nel panorama italiano.
Se in Lombardia non si è tagliato nulla, alcune riduzioni di servizio decise dalle Regioni limitrofe, su linee di propria competenza, hanno interessato anche treni che servivano città e relazioni lombarde. In particolare:
- linea Cremona-Piacenza (competenza regione Emilia): sostituzione con bus della quasi totalità delle corse, da maggio 2011;
- linea Cremona-Fidenza (competenza regione Emilia): sostituzione con bus della maggioranza delle corse, da maggio 2011;
- linea Milano-Genova (competenza regione Liguria): forte ridimensionamento del servizio, con soppressione di due delle otto coppie di regionali veloci (ex IR) Milano-Genova nel corso del 2011, più vari altri festivi;
- linea Mortara-Casale (competenza regione Piemonte): sostituzione con bus della totalità delle corse, da settembre 2010 con la scusa che la successiva tratta Casale-Asti è interrotta per problemi alla galleria di Ozzano.
Si noti che nulla avrebbe impedito di continuare a esercitare la tratta Mortara-Casale, magari cogliendo l'occasione per creare finalmente delle coincidenze serie con la Mortara-Milano, appena cadenzata. Tra l'altro, nei mesi precedenti alla chiusura, era stato integralmente rifatto l'armamento: una "tradizione" delle vecchie FS - rifare tutta una linea per poi chiuderla - che speravamo proprio superata!
Anche al di fuori della Lombardia l'elenco di tagli, operati con le scuse più varie, si sta in realtà allungando sempre più:
- da novembre 2010 in Campania è stata chiusa la Avellino-Rocchetta S.Antonio e sono stati tagliati vari treni verso la Calabria: uno dei criteri più seguiti in questi tagli è infatti quello di farli il più possibile ... in casa d'altri, effetto probabilmente inevitabile della divisione di competenze tra le Regioni; peccato che spesso le relazioni a scala interregionale siano anche quelle più redditizie...; da dicembre 2010 è anche chiusa la breve diramazione Castellammare-Gragnano;
- da ottobre 2010 in Molise è chiusa la Castel di Sangro-Carpinone, sopprimendo definitivamente lo storico collegamento transappenninico Pescara-Napoli, sostanziale ragione d'essere della linea;
- da dicembre 2011 in Abruzzo è chiusa anche la tratta Sulmona - Castel di Sangro, prosecuzione della precedente, in cui da un anno il servizio era diventato pressoché inesistente, ridotto a due sole coppie di treni, secondo il più classico copione di eutanasia ferroviaria;
- da settembre 2011 in Piemonte è chiusa la Chivasso-Asti, formalmente fino a dicembre e con la scusa di un'altra galleria pericolante; già da aprile 2010 è anche chiusa la tratta intermedia Castagnole-Alba dell'Alessandria-Cavallermaggiore, sempre per problemi alle gallerie;
- da ottobre 2011 nelle Marche è chiusa la Fabriano-Pergola ed è stato significativamente ridimensionato il servizio sulla Civitanova-Macerata, anche qui formalmente fino a dicembre "per lavori di manutenzione all'infrastruttura e ai treni";
- da settembre/ottobre 2011 in Campania sono state attuate riduzioni del servizio sulla ferrovia Circumvesuviana, frequentatissima rete suburbana di Napoli.
Si noti che questa rete non ha nulla a che vedere con i "rami secchi", ne è proprio l'opposto. Ma in questo caso la riduzione del servizio, più che ai tagli statali, è imputabile a una grave malagestione aziendale, che ha dapprima bloccato i treni per mancanza di manutenzione e poi ha provocato la (legittima) agitazione del personale, che vede messo in forse il pagamento degli stessi stipendi.
- da ottobre 2011 in Puglia è chiusa la Rocchetta S.Antonio-Gioia del Colle ed è stato ridotto il servizio sulla Barletta-Spinazzola (9 corse trasformate in bus);
- da giugno 2011 in Calabria sono chiuse le "linee taurensi" delle Ferrovie della Calabria: Gioia Tauro-Palmi e Gioia Tauro-Cinquefrondi;
- da maggio 2011 in Sicilia è interrotta la tratta Caltagirone-Gela della Catania-Gela per il crollo di un ponte (pare dovuto a una pessima qualità costruttiva);
- tra dicembre 2010 e settembre 2011 in Liguria sono stati tagliati svariati treni.
Se le altre Regioni hanno oggettivamente cominciato a tagliare i servizi più marginali, la Regione Liguria vanta in proposito il lusinghiero primato di aver cominciato con il sopprimere i treni più importanti e redditizi, con diligenza certo degna di miglior causa. Oltre ai già citati Regionali Veloci (ex IR) Milano-Genova sono state tagliate a settembre 2011 sei coppie di Metropolitani del servizio urbano di Genova ed è stato ulteriormente ridotto l'arco di servizio sulla linea principale Genova-Ventimiglia, tanto che, ad esempio, l'ultima partenza regionale da Genova per qualunque località oltre Savona è oggi alle 18.52! Il primo treno soppresso, già a dicembre 2010, è stata la partenza delle 8 da Milano per Genova e Albenga: qualsiasi manuale di tecnica di trasporto insegnerebbe che, per un servizio a scala interregionale, la partenza delle 8, insieme a quella delle 18, è la più importante e strategica, che mai dovrebbe venir in mente di cancellare.
Un'altra singolarità di questi tagli è che, contrariamente al passato, linee come la Mortara-Casale o la Fabriano-Pergola non sono ufficialmente chiuse: non esiste un decreto di chiusura, come si fece ad esempio con i tagli del 1985 (Saluzzo-Airasca, Mondovì-Bastia,...). Semplicemente l'infrastruttura è lì, ma nessuna impresa ferroviaria ci fa passare treni: curioso e anche amaro effetto della separazione tra rete e servizio. La separazione doveva essere la premessa per la liberalizzazione dei servizi; in questo ostinato monopolio diventa invece lo strumento amministrativo per chiudere di fatto una linea senza avere nemmeno l'onere politico di ufficializzarne la soppressione.
Nel corso dell'autunno vanno predisposti i bilanci regionali per il 2012. E' evidente che il modo più semplice per compensare il taglio è... pagare di tasca propria, cioè appostare risorse regionali. Ma a parte la difficoltà di trovarle, appare anche abbastanza critico rispondere a una riduzione delle risorse statali semplicemente sostituendole con altrettante regionali. Il taglio operato dallo Stato su risorse consolidate da 10 anni è infatti estremamente ambiguo, iniquo e in un certo senso "irrealistico": un conto sarebbe stato iniziare un processo progressivo di transizione dal finanziamento statale a quello regionale, dichiarandone a priori gli obiettivi. Ben altro, invece, porre davanti al fatto compiuto, obbligando a "vivere alla giornata" e nella presumibile attesa che qualcuno ci mette delle pezze, ovviamente precarie (e qualcun altro, nel mentre, riesca a smontare qualche altro pezzo di ferrovia, spacciandola per inutile).
In Lombardia, in ogni caso, sembra esista una forte determinazione politica a continuare sulla strada intrapresa e a non tagliare alcun servizio. Anzi: probabilmente a dicembre 2011 gli unici nuovi servizi che si inaugureranno in Italia saranno proprio in Lombardia: la nuova linea S13 Milano Passante - Pavia e la contestuale velocizzazione e strutturazione dei servizi regionali per Voghera e Stradella. Staremo a vedere!
Cominciamo invece a temere che ovunque altrove sarà un'ecatombe.
Il problema è controverso, sia per il "se tagliare", sia per il "dove". Se si guarda l'efficienza in senso stretto, chiudere del tutto una linea è la soluzione preferibile: quanto meno perché, così facendo, si taglia davvero anche il costo dell'infrastruttura.
La soluzione di lasciare un servizio ridotto all'osso - tipo la Ceva-Ormea dal 2005 - è la peggiore in assoluto perché lascia tutto il costo dell'infrastruttura, e lascia qualche treno, che continua a costare, ma che ovviamente, così com'è, è molto probabile che non serva a nessuno. Però l'infrastruttura segue meccanismi di finanziamento completamente diversi, e quindi di norma la strada "efficiente" - forse per nostra fortuna - non è la più seguita.
In ogni caso è vero che ci sono delle linee che, così come sono (erano), avevano davvero un serio problema di utilità. Potremmo dire che la Piacenza-Cremona trasformata in autobus è stata la risposta sbagliata a un problema giusto, cioè vero e reale, perché il numero di viaggiatori era desolatamente basso. E' ovvio che questo è prima di tutto l'effetto di un servizio scadente (per esempio il fatto che a Piacenza non esistessero coincidenze strutturate verso le altre destinazioni piemontesi, liguri ed emiliane), ma si è risolto il problema nel modo più "facile", tirandoci una croce sopra. Una soluzione meno facile sarebbe tutt'altro che scontata e richiederebbe un'intelligenza progettuale che finora si è vista davvero poco in quasi tutte le Regioni.
Una strada possibile sarebbe quella di ritarare il sistema a un livello di prestazioni inferiore: se non possiamo più "permetterci" ad esempio una certa frequenza, riprogettiamo il sistema per una frequenza inferiore. Solo in pochi casi, però, lo si può fare in modo semplice, come accade sulle linee S1 ed S3 lombarde che in agosto si riducono alla sola S3 (da frequenza di 15 minuti a frequenza di 30), e francamente persino per agosto è una cosa davvero drastica e poco lusinghiera. Altrimenti è necessaria una riprogettazione molto complessa, anche dove i servizi sono strutturati, perché ad esempio è tecnicamente molto arduo passare da una frequenza di 15 minuti a una di 20 senza far crollare tutti i nodi e le coincidenze. Ed è ancor più critico in servizi non strutturati, perché già sono poco leggibili per l'utente, figurarsi a cominciare a togliere treni! Non per niente in Liguria si è subito degenerati nella versione più comoda per l'azienda, cioè quella di "sfilare i turni", ovvero sopprimere i treni in base ai giri del materiale rotabile: la cosa più semplice ma anche più deleteria, perché è difficilissimo che coincida con il danno minore per l'utenza.
Tagliare fa sempre male, ma se davvero si volesse farlo, qualcosa di tagliabile "con un po' meno dolore" ci sarebbe anche in Lombardia, nel senso di qualcosa che, come è oggi, è difficile considerare utile ed efficace, e in cui si fa anche fatica a immaginare di poter offrire un servizio differente e seriamente appetibile.
Ma quanto si risparmierebbe? E soprattutto, varrebbe la pena che la ferrovia facesse la parte del parsimonioso e oculato in un mondo che continua a buttare i soldi in mille altri modi? Sussidi alle rottamazioni auto, tanto per fare un esempio in campo di trasporti, oppure costi della sanità, che passano facilmente sotto la voce dell'"indispensabile" ma che gli addetti ai lavori considerano enormi e soggetti a profonde distorsioni...
La Liguria ha scelto la strada del "buon padre di famiglia": se mi mancano 5 milioni, taglio servizi per 5 milioni, se il giorno dopo me ne mancano altri 3, taglio altri servizi per 3, e così via. Peraltro i pendolari liguri, in un recente comunicato, hanno fatto notare che per una simile strategia non serve un decisore politico, basta e avanza un ragioniere.
Chi si occupa di treni in Lombardia ha pensato parecchio a questi problemi, ed è più o meno giunto alla conclusione che in un mondo di pazzie e di sprechi, in un contesto di palese malafede da parte del finanziatore e legislatore nazionale, la morigeratezza, il "buon padre di famiglia" sono soluzioni perdenti, generano solo circoli viziosi, in cui quello che si sopprime "non basta mai", e il giorno dopo verrà chiesto di sopprimere ancora. Sono cioè in assoluto la scelta peggiore per i cittadini e i viaggiatori. Per questo, almeno per ora, la ferrovia lombarda gode di una salute un po' superiore a quella delle ferrovie che la circondano. Anche a costo di essere un po' più cicala e un po' meno formica.
In questo continuo proliferare di leggi "taglia e cuci", cioè che modificano incessantemente la legislazione precedente, segnaliamo altri due aspetti connessi con il trasporto ferroviario.
Fondo materiale rotabile: a margine delle risorse in spesa corrente, la Manovra Finanziaria estiva (DL 98/2011) ha introdotto "314 milioni per le esigenze del TPL, anche ferroviario, connesse all'acquisto del materiale rotabile". Le risorse derivano da tale art. 24 della L 2/2009 riguardante il recupero di aiuti di Stato illegittimi, di cui tralasciamo il testo perché è veramente inintelligibile ai comuni mortali.
Questo nuovo Fondo, comunque una tantum, potrebbe essere un parziale reintegro dei 425 milioni inizialmente destinati al materiale rotabile Trenitalia e poi "dirottati" sulla spesa corrente per i contratti di servizio (più dettagli). Notiamo però che anche qui si è usata la brillante definizione "virgola, anche ferroviario" aprendo così uno spazio a tutta quella schiera di aziende ed enti che sostengono che i loro autobus sono "i più vecchi d'Europa" e di conseguenza vanno assolutamente cambiati. Le ultime notizie danno comunque per certo che questi fondi non saranno erogati nel 2011 (non si sa nemmeno nulla dei criteri di riparto tra le Regioni), ma slitteranno al 2012. Non ci stupiremmo se facessero la stessa fine dei 425 milioni appena citati, cioè venissero anch'essi commutati in spesa corrente per aiutare il finanziamento dei contratti di servizio [Aggiornamento: così è stato. Vedi l'Accordo del 21 dicembre 2011 sulle risorse per il 2012].
Sovrapprezzo alta velocità: viene modificato il DLgs 188/2003, cioè la legge che riguarda tutta la gestione delle ferrovie. In particolare all'art. 17 viene introdotto un sovrapprezzo al canone (pedaggio) pagato dai treni passeggeri a media e a lunga percorrenza, non inclusi in contratti di servizio, per la parte espletata su linee con velocità pari o superiore a 250 km/h. Questi introiti sono destinati al finanziamento dei servizi universali di trasporto ferroviario di interesse nazionale oggetto di contratti di servizio pubblico.
Si tratta di una misura già richiesta e annunciata dalla dirigenza FS. In sostanza si alza il pedaggio dei treni di mercato e con la quota così raccolta si aiuta il finanziamento dei "servizi universali" nazionali.
La cosa non interessa le Regioni perché:
- il sovrapprezzo si applica solo ai treni passeggeri a lunga percorrenza;
- il sovrapprezzo va a favore dei servizi universali di trasporto ferroviario "di interesse nazionale", cioè presumibilmente solo quelli a contratto con lo Stato (Intercity sussidiati, treni notturni, ecc.).
Il limite di velocità pari o superiore a 250 km/h restringe l'applicazione alla sola rete AV Torino-Napoli (inclusa la Direttissima Firenze-Roma). In sostanza pagheranno il sovrapprezzo i treni Frecciarossa/Frecciargento di Trenitalia (per la quale si tratterà di una specie di "partita di giro" tra treni diversi esercitati dalla stessa azienda) e - guarda caso - i nuovi treni di mercato di NTV, per i quali sarà un costo aggiuntivo reale. Ne beneficeranno i soli treni IC/Espressi di Trenitalia.
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